Nel 780 dopo Cristo, nella porzione nordorientale della città di
Napoli, esisteva un grosso convento che occupava un intero isolato: il convento di San Pietro del Monte di Donna Regina. La chiesa di questo convento, nei secoli, diverrà un capolavoro dell'arte medievale.
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L'abside della chiesa |
Nel 1293, durante il regno di
Carlo d'Angiò, il convento viene danneggiato da un potente terremoto per poi essere ricostruito dalle fondamenta: riapre al culto nel 1316 e viene consacrato nel 1320. La
Regina Maria d'Ungheria, principale finanziatrice dell'opera, viene sepolta in una tomba scolpita da
Tino di Camaino nella stessa chiesa.
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Il sepolcro di Maria d'Ungheria |
Se fosse solo per il sepolcro della regina, comunque mirabile e di pregevole fattura, questa sarebbe una chiesa come tante altre: la differenza sta nel maestoso ciclo di decorazioni con le quali si abbellisce la nuova chiesa. Infatti a quell'epoca, alla corte dei
d'Angiò, lavora
Giotto, ed i suoi allievi si occupano della decorazione pittorica dell'intera chiesa. Tutt'oggi, quello di Santa Maria Donnaregina vecchia, è il più importante ciclo di affreschi medievali della città di
Napoli. La parte della chiesa dove i suddetti affreschi sono meglio conservati, è il coro delle monache. Il ciclo decorativo, quasi del tutto monocromatico in rosso a causa dell'incendio del 1390 che ne ha causato la perdita dei colori, rimane supersiste principalmente nella facciata frontale ed in quella orientale, mentre su quella occidentale le scene sopravvivono essenzialmente nella parte superiore, vicino alla volta cassettonata. Il ciclo risulta essere il frutto di un lavoro durato almeno 15 anni a partire da quando inizia, nel 1320.
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Coro delle monache |
Si ritiene che l'autore sia
Pietro Cavallini, allievo di
Giotto e suo collaboratore a
Napoli: gli affreschi hanno come tema le storie di
Cristo, scene dal Paradiso, dal Giudizio Universale e dall'Inferno, Scene della vita di
santa Elisabetta, figure tra Santi ed Apostoli, Scene delle vite delle sante
Caterina e Agnese e dall'Adorazioni dei Magi. Probabilmente, le scene della vita di
Santa Elisabetta sono ascrivibili a
Simone Martini e
Giotto.
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Parete orientale, sono ben visibili le tonalità rosse dovute all'alterazione termochimica delle fiamme dell'incendio del 1390 |
Altro ambiente degno di nota è la
Cappella Loffredo, situata di fronte al sepolcro della
Regina Maria d'Ungheria. Questo ambiente non è stato particolarmente danneggiato dalle fiamme, anche se parte degli affreschi risulta ormai perduta. Ad ogni modo, è rimasto intatto il fascino dell'ambiente medievale.
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Crocifissione in cappella Loffredo |
Pregevole anche l'abside, i cui soffitti sono decorati con stemmi araldici.
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Soffitto dell'abside |
Questa chiesa nel centro di Napoli, che oggi fa parte del museo diocesano della città, è una tappa obbligata per chi è appassionato della ricca e variegata parte medievale della città partenopea.
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