Historie medievali the life of: Scanderbeg - Parte I

Nella prima metà del XV secolo l'avanzata ottomana nei Balcani, e quindi in Europa, sembrava inarrestabile; ma un uomo riuscì a fermarli per oltre vent'anni, guadagnandosi il titolo di eroe nazionale per l'Albania, e di Difensore della Fede e Atleta di Cristo per la Chiesa Cattolica. Quest'uomo ispirerà nei secoli a venire le arti e la letteratura albanese, dando ai popoli di questo territorio un'identità nazionale. Oggi parliamo di Giorgio Castriota Scanderbeg.

Ritratto di Scanderbeg

Giovanni Castriota, feudatario di Croia, piccolo centro albanese alle porte di Durazzo, nella primavera del 1405 ebbe un bambino. Il territorio era occupato già da tempo dagli Ottomani (sull'Impero Ottomano abbiamo dedicato un articolo che potete consultare qui), e Giovanni era uno dei nobili ribelli; per questa ragione il Sultano Murad II ordinò che gli venissero rapiti i quattro figli: due morirono, forse uccisi; un altro si fece monaco, e l'ultimo, quello nato nella primavera del 1405, divenne un guerriero costretto a combattere sotto gli ordini dei musulmani. Quest'ultimo era, per l'appunto, Giorgio Castriota. Alla corte del sultano, il ragazzo si distinse per capacità e intelligenza: infatti parlava perfettamente, oltre all'albanese, il turco e il latino; divenne esperto nell'uso delle armi, nonché di strategia militare; a soli diciassette anni divenne generale dei giannizzeri, corpo principale dello schieramento musulmano a cui abbiamo dedicato anche un articolo a riguardo. 
Guadagnò a tal punto la stima e la fiducia del sultano, che questi gli diede il nome اسکندر (trad. "İskender", ossia Alessandro) e بگ (trad. "Beg", che gli albanesi nazionalizzarono in Skënderbeg(u), forma moderna Skënderbej/beu), che significa letteralmente "nuovo principe Alessandro", ovvio riferimento alla figura di Alessandro Magno.

Un Giannizzero

Gli importanti successi convinsero le popolazioni del territorio albanese a mandare dei messaggeri in segreto per convincere Giorgio Castriota a tornare in patria, tradendo l'esercito ottomano: inizialmente il condottiero sembrò non accettare, ma durante una campagna contro una coalizione di eserciti cristiani, passò al nemico, causando così la disfatta dell'esercito ottomano. Con un gruppo di 300 fedelissimi che si erano ammutinati con lui, riprese il castello di Croia, la sua città natale, e in rapidissima successione riconquistò tutti i territori occupati dai musulmani, facendo sventolare sui castelli il vessillo della sua casata: un'aquila nera bicipite su fondo rosso, che tutt'oggi è la bandiera nazionale albanese. Dopo aver abbracciato la religione cristiana, il 28 novembre del 1443 fu nominato Principe d'Albania. Nel 1444 venne proclamato, all'unanimità, guida della nazione albanese.

Scanderbeg a cavallo

Intanto il sultano Murad II, furioso per il tradimento del suo protetto, inviò contro gli albanesi un potente esercito guidato da Alì Pascià, alla testa, si disse, di 100 mila o forse addirittura 150 mila uomini. Lo scontro con le forze notevolmente inferiori di Scanderbeg avvenne il 29 giugno 1444 nella piana di Torvioll (di cui ci siamo occupati in questo articolo) nell'odierna Albania settentrionale: in questa battaglia, i turchi riportarono una netta sconfitta. Il successo di Scanderbeg ebbe vasta risonanza oltre il confine albanese e arrivò fino alle orecchie di Papa Eugenio IV, il quale ipotizzò addirittura una nuova crociata contro l'Islam guidata dallo stesso condottiero albanese. L'esito dello scontro rese ancora più furibondo il sultano, che ordinò a Firuz Pascià di distruggere Scanderbeg e gli albanesi; così, il comandante ottomano partì alla testa di 15 mila cavalieri. Il Castriota lo attese alle gole di Prizren il 10 ottobre 1445, e ancora una volta uscì vincitore. Le azioni di Scanderbeg divennero celebri in tutto l'Occidente; delegazioni del papa e di Alfonso d'Aragona giunsero in Albania per celebrare la straordinaria impresa. Scanderbeg così si guadagnò i titoli di "defensor fidei" e "atleta di Cristo".

Dopo queste imprese ce ne saranno altre ancora più avvincenti, che faranno crescere la fama del Castriota a dismisura. Ma questo sarà materiale per un prossimo articolo in cui tratteremo la parte finale della sua vita.

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