Marckalada, la prima menzione dell'America nella storia

Immaginate di far parte di un gruppo di studenti dell'Università Statale di Milano e di fare una ricerca nell'ambito di un progetto. Durante questa ricerca vi imbattete in un documento di un frate domenicano, Galvano Fiamma, del 1340, chiamato Corona Universalis. Esaminate questo documento, lo leggete, lo traducete ed infine saltate dalla sedia, perché questo frate ha appena indicato l'esatta posizione geografica dell'America settentrionale.

Il manoscritto di Galvano Fiamma

"I marinai che percorrono i mari della Danimarca e della Norvegia dicono che oltre la Norvegia, verso settentrione, si trova l’Islanda. Più oltre c’è un isola detta Grolandia…; e ancora oltre, verso occidente, c’è una terra chiamata Marckalada. Gli abitanti del posto sono dei giganti: lì si trovano edifici di pietre così grosse che nessun uomo sarebbe in grado di metterle in posa, se non grandissimi giganti. Lì crescono alberi verdi e vivono moltissimi animali e uccelli. Però non c’è mai stato nessun marinaio che sia riuscito a sapere con certezza notizie su questa terra e sulle sue caratteristiche."

Questa è la traduzione del testo rinvenuto dal gruppo di studenti coordinati dal professor Paolo Chiesa, docente in letteratura medievale ed umanistica all'Università Statale di Milano. La scoperta è importante perché fino ad ora, la consapevolezza dell'esistenza di terre aldilà dell'Oceano Atlantico non era mai stata menzionata in documenti provenienti da zone diverse dalle terre scandinave: infatti già è noto che i Vichinghi sapessero di terre aldilà dell'Atlantico e le avessero addirittura colonizzate, come già vi abbiamo parlato in passato in un altro articolo di cui trovate il link qui. È probabile che la notizia giunga a Galvano da Genova, città con cui lo scrittore aveva contatti, e che i marinai di cui si parla fossero navigatori genovesi che commerciavano con le regioni del nord. L’interesse della scoperta sta nel fatto che riapre una questione lungamente dibattuta, ma sulla quale non vi era nessuna documentazione: se a Genova, prima di Cristoforo Colombo (personaggio storico di cui abbiamo già parlato in un nostro articolo passato), circolassero informazioni sull’esistenza di terre oltreatlantiche, e se una eventuale notizia, anche vaga, della loro esistenza avesse reso più accettabile il rischio della spedizione del 1492.

Il gruppo di studenti della Statale che insieme a Paolo Chiesa, sullo sfondo, hanno scoperto il testo

Secondo il professor Chiesa, la Cronaca Universalis è un'opera inedita e ricca di sorprese, di cui quella della conoscenza di terre oltreoceano è senza dubbio la più eclatante. Giulia Favaro, dottoranda e componente del gruppo di ricerca, ha tradotto la parte di manoscritto riguardante la presenza dell'America: racconta che il testo era vergato in gotico e, cercando e non trovando fonti scritte riguardanti Marckalada, ha compreso che l'informazione venne passata oralmente a Padre Galvano.

Il prossimo passo sarà la pubblicazione della traduzione della Cronaca Universalis. Quest' impresa è risultata titanica in quanto il manoscritto, essendo di proprietà privata, ha richiesto un intenso lavoro di natura burocratica fra permessi e autorizzazioni. Ma presto, grazie a ciò, finalmente vedrà la luce un libro che rivoluzionerà alcune delle nostre convinzioni più scontate.

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