Great battles of Historie Medievali: la battaglia di Stiklestad

La battaglia di Stiklestad, combattuta il 29 luglio 1030 nella valle di Verdal, in Norvegia, non fu forse una delle più grandi in termini di eserciti schierati, ma è universalmente riconosciuta come l'evento cardine che segnò il definitivo passaggio della Norvegia dall'Era Vichinga al Medioevo cristiano. Al centro di questo scontro epocale vi fu Re Olaf II Haraldsson, un sovrano che, sebbene storicamente controverso per i suoi metodi autoritari e la sua zelante imposizione del cristianesimo, è entrato nella leggenda come il santo patrono eterno della Norvegia.


Memoriale della battaglia a Stalheim


Il conflitto fu la diretta conseguenza delle ambizioni politiche e religiose di Olaf. Dopo aver consolidato il suo potere in Norvegia, egli aveva sfidato l'autorità del potente re Canuto il Grande di Danimarca e Inghilterra. Sostenuto dai nobili norvegesi e dai capi locali che si opponevano sia alla sua tirannia che alla sua fervente evangelizzazione, Canuto costrinse Olaf all'esilio in Rus' di Kiev nel 1028. Tuttavia, il re cristiano fece ritorno in Norvegia due anni dopo, determinato a riconquistare il trono.
L'esercito di Olaf era una forza composita di fedelissimi huskarl (guardie del corpo), alleati svedesi e avventurieri della Rus', uniti da una fede che vedeva la loro causa come una crociata. Nonostante il loro zelo, essi erano in netta minoranza contro la coalizione dei capi norvegesi, guidati da figure come Thórir Hund, un'armata per lo più composta da contadini (bønder), ma ben equipaggiata e numericamente superiore. Lo scontro avvenne a Stiklestad, dove Olaf e i suoi si scontrarono con l'esercito contadino.


Olaf cade in battaglia


Secondo le saghe, i combattimenti furono feroci. Il grido di battaglia degli uomini di Olaf, "Avanti! Avanti! Uomini di Cristo, uomini della croce, uomini del re!", contrastava con l'urlo dei suoi avversari, "Avanti! Avanti! Contadini!". Nonostante la sua tenace resistenza, Re Olaf fu sopraffatto e cadde. Le saghe norrene narrano che ricevette tre ferite fatali: una al ginocchio, una al collo e, infine, un colpo di lancia al cuore che lo fece morire appoggiato a una grande pietra, oggi ritenuta l'altare della chiesa di Stiklestad eretta successivamente.
L'immediata sconfitta militare di Olaf Haraldsson si trasformò in una vittoria spirituale. L'anno successivo alla sua morte, il suo corpo fu riesumato e, secondo la leggenda, trovato incorrotto. Questo prodigio, unito alle voci di miracoli avvenuti presso la sua tomba, ne accelerò la canonizzazione e lo trasformò in Sant'Olaf (Olav den Hellige). Il suo culto si diffuse rapidamente in tutta la Scandinavia e nell'Europa settentrionale, facendo della sua sepoltura nella Cattedrale di Nidaros a Trondheim una delle più importanti mete di pellegrinaggio del Nord. La battaglia, quindi, pur segnando la fine del re, cementò la cristianizzazione del regno e fornì alla Norvegia un simbolo duraturo di unità nazionale e fede, una trasformazione che viene ancora oggi celebrata ogni anno a Stiklestad con il dramma storico di Sant'Olaf.

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