The life of: Averroè

Si tratta di uno dei massimi esponenti della cultura islamica del XII secolo: filosofo, astronomo, medico, vissuto in penisola iberica e nell'odierno Marocco. Il suo vero nome era ʾAbū al-Walīd Muḥammad ibn ʾAḥmad ibn Rušd; autore di oltre 100 libri e trattati, le sue opere filosofiche includono numerosi commenti di Aristotele. Giudice capo e medico di corte del califfato, è la testimonianza dell'apice raggiunto dalla civiltà islamica medievale. Oggi vi raccontiamo la sua vita.

Affresco di Averroè in Santa Maria Novella

Averroè è nato da una famiglia di giudici a Cordova nel 1126. Il suo percorso educativo e scolastico è stato quello convenzionale per l'epoca: inizia con gli studi del ḥadīth, ossia l'insieme dei racconti tradizionali attribuiti a Maometto (vi suggeriamo i nostri articoli sul profeta presenti a questi due link: 1 - 2); prosegue poi approfondendo giurisprudenza e teologia. Gli storici ritengono che, data la notevole influenza esercitata su di lui dal filosofo Avempace, sia stata possibile una collaborazione tra i due, che vedeva Averroè come allievo.

Seguendo le orme del maestro, divenne anche lui medico, giurista e filosofo: infatti fu anch'egli qadi (un magistrato che si occupava della giustizia ordinaria) prima di Siviglia e poi di Cordova; scrisse in questo periodo numerosi commenti su Aristotele, alcune opere filosofiche originali e addirittura un'enciclopedia di medicina!

Statua di Averroè a Cordova

Durante l'ondata di fanatismo religioso almohade che attraversò al-Andalus alla fine del XII secolo, Averroè fu esiliato a Marrakesh, dove divenne un uomo di corte del califfo Abū Yūsuf Yaʿqūb al-Mansur e lavorò come medico nel maristan (un ospedale islamico) Dār al-Faraj. Gli Almohadi infatti, in forte espansione in quei territori, avevano un modo di seguire la religione privo di eresie, ma caratterizzato da rigidi formalismi e da una stretta obbedienza al Corano e alla tradizione ortodossa o Sunna, ossia ai codici di comportamento, rendendoli estremamente rigidi verso coloro che non praticavano fino in fondo i dettami del testo sacro.

La sua opera più importante fu un trattato sulla difesa di Aristotele: un filosofo, al-Ghazali, nel trattato "L'incoerenza dei filosofi" (Tahāfut al-falāsifa), che in latino era diventata la Destructio philosophorum, in cui si sosteneva che il pensiero di Aristotele, e la filosofia in generale, fossero in contraddizione con l'Islam; Averroè rispose a tale trattato con un'opera dal titolo, "l'incoerenza dell'incoerenza dei filosofi", diventata in lingua latina la Destructio destructionis philosophorum. In essa egli afferma che la verità può essere raggiunta sia attraverso la religione rivelata che mediante la filosofia speculativa.

La città di Marrakesh

L'eredità di Averroè nel mondo islamico è stata modesta per ragioni geografiche e intellettuali. In occidente, il filosofo divenne noto per i suddetti commenti su Aristotele, molti dei quali furono tradotti in latino ed ebraico. Le traduzioni della sua opera risvegliarono l'interesse dell'Europa occidentale per il filosofo greco e per altri pensatori antichi, rinverdendo un'area di studio che era stata ampiamente abbandonata dopo la caduta dell'Impero Romano. I suoi pensieri generarono controversie nella cristianità latina e innescarono un movimento filosofico chiamato Averroismo, basato sui suoi scritti. La sua tesi sull'unità dell'intelletto, proponendo che tutti gli esseri umani condividessero lo stesso intelletto, divenne una delle dottrine averroiste più note e controverse in occidente. Le sue opere furono condannate dalla Chiesa cattolica nel 1270 e 1277. Sebbene indebolito dalle condanne e dalle giuste critiche di Tommaso d'Aquino, l'averroismo latino continuò ad attrarre seguaci fino al XVI secolo.

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