I bischeri

"Oh bischero!". Si tratta di un modo di dire tipico toscano che può essere capitato di aver sentito qualche volta. In effetti è piuttosto famoso nel resto della penisola italiana: questo termine indica una persona poco acculturata e poco furba; un detto toscano infatti dice che "La ragione l'è de' bischeri", corrispondente al più usuale detto italiano: "la ragione è dei fessi". Ma da dove nasce questo termine? Per capirlo bisogna andare a Firenze, dietro alla cattedrale di Santa Maria del Fiore, e precisamente all'incrocio fra la piazza della cattedrale e Via dell'Oriuolo. Sotto la targa indicante il nome della strada, è presente una seconda targa in marmo con su scritto "Canto dei Bischeri".

Il canto dei Bischeri, con lo sfondo di Santa Maria del Fiore

Perché questa targa? Perché questo, nel XIII secolo, era il canto, cioè il quartiere, della ricchissima e potente famiglia fiorentina dei Bischeri. La famiglia, fra il 1309 ed il 1432, aveva dato alla città quindici priori e due gonfalonieri di giustizia; questo elemento fornisce indizi importanti sul potere politico che era riuscita ad esercitare sulla comunità fiorentina. Questo aspetto, unito alla grande ricchezza dovuta alla loro abilità di mercanti, faceva di essi una delle famiglie più potenti.
Le vicende sulla nomea dei Bischeri cominciano alla fine del 1200: all'epoca, la basilica di Santa Reparata, antico duomo della città, era divenuta troppo piccola per la città ed era sorta la necessità di una cattedrale degna di questo nome. Così cominciò la progettazione e la costruzione di una delle più ammirevoli opere della storia dell'Occidente, la basilica di Santa Maria del Fiore, di cui abbiamo parlato di alcuni suoi aspetti in articoli che potete trovare a questo link (la cupola) e quest'altro (il campanile).
 
Lo stemma della famiglia Bischeri

Nel corso del XIV secolo si capì che l'edificio sarebbe stato enorme, e si sarebbero dovuti confiscare i possedimenti della potente famiglia per far posto all'enorme abside della cattedrale. Gli esponenti della famiglia a questo punto cercarono di speculare sui prezzi degli espropri: per provare a guadagnare il più possibile dalla vendita dei palazzi presenti nel quartiere da abbattere, cominciarono un lungo tira e molla con le autorità del Comune di Firenze; dopo una serie di offerte estremamente vantaggiose, la corda venne tirata così tanto che si procedette all'esproprio per un prezzo molto basso, per non dire irrisorio, che mandò in rovina la famiglia dei Bischeri.
Le versioni sulla dinamica dei fatti sono due: una più verosimile, nella quale si procedette ad un vero e proprio esproprio coatto con un indennizzo estremamente basso; la seconda, che si ritiene meno probabile, in cui si dice che il quartiere, una notte, fu distrutto da un incendio e che di conseguenza la famiglia perse tutto.
A prescindere da come andarono le cose, da allora cominciò il declino della famiglia: il termine "bischero" divenne un dispregiativo molto usato dai fiorentini, che indicavano con esso una persona poco accorta. Nonostante questa nomea, la famiglia seppe riprendersi dal tracollo finanziario, fin quando non decadde nel 1434, quando Cosimo il Vecchio esiliò il priore Barnaba de Bischeri a Napoli. La famiglia tornerà in città solamente un secolo più tardi, con un nome diverso e molto più beneaugurante: Guadagni.
Ad ogni modo, bischero era entrato nel linguaggio comune, e tutt'oggi questo termine di origini medievali viene usato ed è in gran voga fra i fiorentini. Una raccomandazione: semmai doveste andare a Firenze, non provate ad apostrofare nessuno con questo termine, potreste attrarvi l'ira del vostro interlocutore!

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