La sanguinosa congiura dei Pazzi
La “Congiura dei Pazzi” è stato uno dei fatti di sangue più efferati e famosi della storia d’Italia e avvenne nella Cattedrale di Firenze il 26 aprile del 1478.
Firenze era all’epoca una delle città più ricche e potenti d’Italia; la cultura e le botteghe di artisti e artigiani fiorivano e, con i grandi proventi delle banche e dei commerci, prendevano vita i maestosi monumenti e le straordinarie opere d’arte di Leonardo, Verrocchio, Botticelli e Ghirlandaio. Firenze era una Repubblica, ma a detenerne il potere politico era la famiglia Medici, i cui rappresentanti erano Lorenzo il Magnifico e suo fratello Giuliano.
La congiura dei Pazzi di Stefano Ussi, seconda metà del XIX secolo |
Il primato della Firenze dei Medici destò invidie e gelosie sia interne che esterne e prese così forma la terribile congiura, che di fatto fu un tentativo di colpo di stato. Il burattinaio dell’operazione fu papa Sisto IV Della Rovere, che avrebbe voluto spodestare i Medici per mettere a signore di Firenze suo nipote Girolamo Riario. Si allearono con il pontefice le vicine potenze rivali di Firenze: la Repubblica di Siena, il Regno di Napoli e i ducati di Ferrara e di Montefeltro. All’interno della città parteciparono alla congiura Jacopo e Francesco, della famiglia dei Pazzi, potenti banchieri, cui si unì l’arcivescovo di Pisa, Francesco Salviati.
Ritratto di Giuliano de' Medici, Sandro Botticelli |
Bernardo Bandini ritratto da Leonardo da Vinci |
Uno di loro, Bartolomeo della Stufa, salendo dalla scala interna sulla Cantoria di Luca della Robbia, osservò il corpo martoriato di Giuliano e comunicò agli altri quando poter nuovamente uscire. Intanto, i congiuranti cercarono di sollevare il popolo contro la fazione medicea al grido di “Libertà! Libertà!”, ma non avevano fatto i conti con il vero sentimento dei fiorentini. Il popolo, non solo non seguì gli assassini, ma anzi li assalì e cominciò contro di loro una vera e propria caccia all’uomo. Uccisi dalla folla o condannati a morte, tutti i congiurati persero la vita e i loro nomi furono dannati dalla memoria della città. Così, non solo Firenze non perse la sua libertà, ma cominciò anzi la sua stagione forse più bella, quella ricordata come l’epoca d’oro di Lorenzo il Magnifico.
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