Le vette dell'arte medievale: L'annunciazione di Ambrogio Lorenzetti

In un articolo passato via abbiam parlato di Ambrogio Lorenzetti, grande pittore senese che ha portato, insieme al fratello Pietro (qui il link all'articolo che gli abbiamo dedicato), ad un altissimo livello la pittura del Trecento. Una delle grandi opere dipinte da Ambrogio è senza dubbio l'Annunciazione, tema tipico e ricorrente della pittura del Medioevo.


L'Annunciazione dipinta da Ambrogio Lorenzetti

Risalente al 1344, lo si può ammirare presso la Pinacoteca Nazionale di Siena. Si tratta di una delle ultime opere dell'autore, terminata quattro anni prima della morte, e quindi nella sua piena maturità artistica. Questo dipinto è molto interessante in quanto possiamo leggerne tantissimi particolari: 

  • Innanzitutto è datato e firmato dall'autore stesso: possiamo leggere infatti, nel testo in calce all'opera, "XVII di dicembre MCCCXLIIII fece Ambruogio Lorenzi questa tavola"; quindi il 17 dicembre 1344, Ambrogio Lorenzi dipinse questa tavola.
  • Sempre nel testo in calce, possiamo leggere inoltre i nomi dei magistrati della gabella che hanno commissionato il dipinto.
Il testo ai piedi del dipinto, con tutte le informazioni di cui abbiam parlato


Passando alla scena del dipinto, la sua grande innovazione consiste nel fatto che Lorenzetti non sceglie di dipingere un momento di compostezza della scena, bensì il momento emotivamente più coinvolgente per la Vergine Maria, e cioè quando l'arcangelo Gabriele le spiega del concepimento di Cristo ad opera dello Spirito Santo e l'accettazione di Maria. Possiamo capire il momento perché dalla bocca dell'arcangelo emergono le parole, vergate in caratteri gotici: “Non est impossibile apud Deum omne verbum” (Ogni parola non è impossibile a Dio); mentre Maria risponde, guardando verso l'alto: "ecce ancilla domini" (ecco l'ancella del Signore).
Si tratta di una sorta di "fumetto" del medioevo, per mostrare fisicamente un passaggio del Vangelo, descritto in un modo toccante ed emotivamente coinvolgente per l'osservatore. Ed  in risposta a ciò, possiamo vedere una colomba bianca, simbolo dello Spirito Santo, raggiungere Maria.

Evidenziamo in questo particolare la collocazione dei dialoghi della scena

Da notare, nel linguaggio del corpo dell'arcangelo Gabriele e nel modo di comportarsi, come l'autore faccia intendere che quella di diventare la madre del Messia non è un'imposizione di Dio, bensì una scelta precisa di Maria. Dio lascia alla donna la scelta, che così cade nelle mani dell'essere umano. Scelta del Lorenzetti molto importante per un'epoca in cui la donna era sottomessa all'uomo.

Infine, nell'aureola, è possibile leggere il saluto dell'arcangelo alla donna: "Ave Maria, Gratia Plena, dominus tecum" (Ave maria, piena di grazia, che il Signore sia con te), che è il saluto che l'arcangelo rivolge alla madonna incontrandola.

Osservando il pavimento si può notare un interessante abbozzo di prospettiva, tecnica che raggiungerà l'apice nella crocifissione di Masaccio in Santa Maria Novella a Firenze, che cambierà per sempre la storia dell'arte occidentale (ne abbiamo parlato in un nostro articolo che potete consultare a questo link). Inoltre è interessante notare sia i chiaroscuri dei volti che i panneggi, evidente influenza della scuola giottesca che era dominante in quel periodo in Toscana.

Quindi, se vi troverete ad andare a Siena, non esitate a visitare la Pinacoteca Nazionale che conserva questo superbo capolavoro.

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