Historie Medievali the life of: Dante Alighieri

Il 2021 sarà un anno particolare: quest'anno infatti, ricorreranno i 700 anni dalla morte di Dante Alighieri, uno degli uomini di cultura più illustri della storia d'Italia. L'Italia infatti, è nata prima a livello culturale, poi a livello di stato, e Dante ne è stato uno dei padri. Egli, però, non sarà soltanto un grande letterato, ma anche un politico che passerà mille peripezie per la sua amata Firenze.

Dante Alighieri

Colui che verrà poi conosciuto come Sommo Poeta nasce nel capoluogo toscano fra il maggio e il giugno del 1265 da una famiglia della piccola nobiltà. La sua infanzia è travagliata: sua madre morirà quando lui è ancora molto piccolo, a 10 anni; 7 anni dopo invece, sarà la volta del padre. Ad appena 17 anni, Dante è il capo famiglia, e deve curare gli interessi della sua piccola casata. Il Dante ragazzo studierà filosofia e teologia presso francescani e domenicani, rispettivamente nelle chiese di Santa Croce e Santa Maria Novella: questo periodo della sua vita sarà molto importante, perché conoscerà un gruppo di ragazzi che avrà un modo di far poesia totalmente nuovo; infatti il medioevo è un'epoca in cui la comunicazione è molto schietta, spesso volgare; loro invece, cercheranno un modo di comunicare raffinato, nobile, aulico, intellettualmente elevato, ricco di metafore e simboli. Questa corrente verrà conosciuta come dolce stil novo, e Dante ne farà grande uso nel corso della sua vita. Avrà una musa ispiratrice, Beatrice, al secolo Bice di Folco Portinari, che ispirerà la sua poesia. Dante la conosce quando è ancora un bambino: infatti ha appena nove anni, se ne innamora e avrà un'influenza fondamentale sulla sua produzione letteraria.

Dante incontra Beatrice sul lungarno

A vent'anni il poeta si sposerà con un'esponente di una grande famiglia nobiliare, Gemma di Manetto Donati, che gli darà quattro figli.
Nel 1290 Beatrice muore, e due anni dopo, Dante comincierà a scrivere uno dei suoi capolavori, Vita nuova; inoltre si avvicina alla politica, l'altra grande attività della sua vita, e perora la causa di un'unità europea sotto un imperatore. Fra il 1293 ed il 1295, non potrà partecipare alla vita politica fiorentina, per via di un editto che impedirà ai nobili di poter essere eletti alla gestione degli affari comunali; questo editto verrà aggirato da Dante in quanto si iscriverà alla corporazione dei medici e dei farmacisti, ritornando così a partecipare alla vita politica della città. Dante, di parte guelfa in quanto sostenitore dell'egemonia dell'Imperatore, si troverà coinvolto nello scontro fra Guelfi bianchi e neri: si schiererà dalla parte dei bianchi, che cercano di difendere l'indipendenza della città opponendosi alle tendenze egemoniche di Bonifacio VIII Caetani.

Il Papa Bonifacio VIII, odiato da Dante

Nel 1300 il poeta viene eletto tra i sei Priori, cioè diventa uno dei sei custodi del potere esecutivo, ovvero i più alti magistrati del governo che componeva la Signoria. Il consiglio dei sei priori, per attenuare la faziosità della lotta politica, prende la difficile decisione di fare arrestare i più feroci leader dei due schieramenti. Però appena un anno, dopo il partito dei Neri, avverso a Dante, prende il sopravvento grazie al sostegno del papato. Dante viene chiamato a Roma alla corte di Bonifacio VIII, e nel mentre, in città, iniziano i processi politici: il poeta, accusato di corruzione, viene sospeso dai pubblici uffici e condannato al pagamento di una pesante ammenda.
Dante non si abbassa, al pari dei suoi amici, a presentarsi davanti ai giudici; così viene condannato alla confisca dei beni e «al boia», qualora si fosse fatto trovare sul territorio del Comune di Firenze. Il poeta è allora costretto a lasciare la sua città, cosciente di essere stato beffato da Bonifacio VIII, che l'aveva trattenuto a Roma mentre i Neri ne approfittavano per prendere il potere.

Dante esiliato da Firenze

Comincia così nel 1304, quando il poeta ha 49 anni, il secondo tempo della difficile vita di Dante Alighieri: scriverà moltissimo, a partire dalle liriche d'amore, che avranno al centro la nobildonna dell'epoca, la donna gentile, e non più semplicemente il soggetto di Beatrice; scriverà una sorta di enciclopedia ante litteram sul sapere pratico, il Convivio, che comporrà in volgare e non in latino, per venire incontro a coloro che non conoscevano le lingue classiche. Dante vagherà per città e corti, approfondendo la sua cultura nell'incontro con i saperi locali.
Finalmente, nel 1306, il poeta si accinge a scrivere il suo capolavoro: resosi conto che non aveva senso rientrare a Firenze con la forza, fatti i conti con la sua solitudine, Dante comincia un profondo processo di autoanalisi, distaccandosi da una realtà contemporanea che ritiene dominata da vizio, ingiustizia, corruzione e ineguaglianza e in cui, molto probabilmente, criticherà anche il suo stile di vita; basti pensare al celeberrimo incipit: 

"Nel mezzo del cammin di nostra vita
mi ritrovai per una selva oscura,
ché la diritta via era smarrita."

Da come è possibile intuire, stiamo parlando della Divina Commedia, a cui abbiamo dedicato anche un articolo. In questo grande poema, Dante porrà all'inferno molti dei suoi nemici, fra cui l'odiato Bonifacio VIII.

Affresco con l'allegoria della Divina Commedia

Nel 1308 scrive il De Vulgari Eloquentia, in cui analizza le varie lingue volgari parlate per l'Italia e capisce che esse devono essere incanalate in una lingua illustre, ripulita collettivamente dagli scrittori italiani e che deve divenire la lingua ufficiale della penisola. Quest'opera è il primo manifesto per la creazione della lingua italiana. Nel 1310, con l'arrivo in Italia del Sacro Romano Imperatore Enrico VII di Lussemburgo, il poeta spera nella restaurazione del potere imperiale, che gli permetterebbe di rientrare a Firenze, ma Enrico muore ed il progetto naufraga. Nel 1315 gli verrà proposto di rientrare, ma le condizioni troppo umilianti gli fanno rifiutare l'offerta.
Nel 1319 Dante è invitato a Ravenna da Guido Novello da Polenta, Signore della città; due anni più tardi viene inviato a Venezia come ambasciatore. Sulla via del ritorno, il poeta viene colpito da un attacco di malaria: muore a 56 anni nella notte tra il 13 e il 14 settembre 1321 a Ravenna, dove oggi si trova ancora la sua tomba.

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