La Campania nel Medioevo
Fino all'epoca romana, la Campania è stata una regione molto prolifica ed importante, dagli scambi commerciali marittimi, alle mete di vacanze dei ricchi romani, alle città di notevole pregio presenti come: Capua, Baia, Miseno, Napoli, Salerno e tante altre; esse diedero vita ad un area geografica di notevole prestigio quella che fu la Campania Felix in epoca romana, mentre nel medioevo fu chiamata Terra Laboris o Terra Lavoro.
Il toponimo Terra Laboris, registrato per la prima volta ("probabilmente", la datazione del documento è ancora in dubbio) in un atto di donazione risalente al 1092, venne a sostituire il nome Campania. Di datazione certa c'è sicuramente un documento del 786 relativo ad un patto siglato dal principe longobardo di Benevento Arechi, ed il Duca di Napoli: il trattato cita il toponimo nella sua versione volgare di Liburia.
Dal VII secolo la denominazione Liburia (o Liguria) venne accostata ad una grande porzione del Ducato di Napoli. Nell'anno 715, il Duca di Napoli sottrasse Cuma ai Longobardi, occupando anche le terre leboree; da allora vennero indicate come Liburia Ducalis. L'impero bizantino si indeboliva notevolmente sulla penisola italica favorendo una maggiore indipendenza dai suoi vassalli. I Duchi di Napoli estesero man mano il patrimonio del loro Ducato dall'iniziale piana di Quarto, fino a Liternum (fissando il confine col territorio Capuano lungo il fiume Clanio); inoltre, si estendeva sino ad Avella e girava intorno alle falde del Vesuvio scendendo per la villa di Portici sino al mare.
Individuare nettamente i confini della Leboria o Liburia Ducalis, è davvero arduo. In epoca alto medioevale, questo territorio fu di contesa tra il Ducato di Benevento e quello di Napoli; i confini, secondo gli storici, dovevano essere: a Nord, il fiume Clanio; mentre a Sud era rappresentato da una linea ideale che attraversava Caibanus (Caivano), Carditum (Cardito), Fratta, Villam Casandrini (Casandrino), e Grumi (Grumo Nevano). Nel corso dei secoli, questi confini sono andati gradualmente dilatandosi, includendo porzioni sempre maggiori di territorio.
Anche i Longobardi iniziarono ad associare al toponimo Liburia parte delle loro terre, parliamo dei territori confinanti con la Liburia napoletana; in tal modo anche i territori di Nola, Acerra, Suessola e Avella, furono denominati Laborini. Successivamente, in alcuni documenti di ritrova il toponimo associato ad altri territori del Ducato di Napoli verso Amalfi.
Durante l'arco dei secoli basso medievali (cioè dopo l'anno 1000), il territorio "Campano" divenne in parte sede del potente Principato di Capua, un entità statale indipendente e autonoma; prima passò sotto il dominio longobardo poi, nel 1059 sotto il dominio normanno; in quest'anno inoltre, fu definitivamente annessa una parte della "Campania" al Regno di Sicilia, come si evince dalla foto.
Nel XII secolo, con l'apogeo dei Normanni Siculi, si ebbe una nuova suddivisione dell'Italia Meridionale; infatti Ruggero II divise i suoi territori in tre province: Apulia, Calabria e Terra di Lavoro. La Liburia, in epoca precedente, indicava la fascia meridionale di territorio dell'agro campano: un'area indicativa tra i Campi Flegrei e il corso del fiume Clanio, avente come centro il castello di Aversa. Con questa cittadina, e con altre piazzeforti, i normanni gestirono e controllarono il territorio a loro annesso; pertanto Aversa era uno dei punti principali del controllo dei traffici commerciali e un punto di grande interesse per le aree interne del paese. Tra il 1150 e il 1160 durante il regno di Guglielmo I, la Terra di Lavoro comprendeva invece, la provincia di Caserta, a sud Napoli, l'agro Nolano e parte del territorio beneventano; a nord, la valle del Garigliano e la media valle del Liri; a est, l'area tra Venafro e Monteroduni, il Sannio Alifano e telesino.
Nel 1221 circa, Federico II di Svevia, istituì il Justitiaratus Molisii et Terre Laboris, uno dei distretti amministrativi, i giustizierati, in cui erano suddivisi i territori del regno; questa attuazione era stata istituita per contenere il potere feudale a favore di quello regio. Il processo di centralizzazione amministrativa avrà il suo culmine con le Costituzioni di Melfi del 1231, i distretti di giustizia imperiale erano affidati ad un rappresentante del potere regio, costoro erano nominati Gran Maestro Giustiziere, il quale l'autorità del re si sovrapponeva a quella dei feudatari. L'amministrazione della Terra di Lavoro, era congiunta a quella del Contado di Molise, quindi i due territori condivisero il medesimo giustiziere fino al XVI secolo.
Il toponimo Terra Laboris, registrato per la prima volta ("probabilmente", la datazione del documento è ancora in dubbio) in un atto di donazione risalente al 1092, venne a sostituire il nome Campania. Di datazione certa c'è sicuramente un documento del 786 relativo ad un patto siglato dal principe longobardo di Benevento Arechi, ed il Duca di Napoli: il trattato cita il toponimo nella sua versione volgare di Liburia.
Dal VII secolo la denominazione Liburia (o Liguria) venne accostata ad una grande porzione del Ducato di Napoli. Nell'anno 715, il Duca di Napoli sottrasse Cuma ai Longobardi, occupando anche le terre leboree; da allora vennero indicate come Liburia Ducalis. L'impero bizantino si indeboliva notevolmente sulla penisola italica favorendo una maggiore indipendenza dai suoi vassalli. I Duchi di Napoli estesero man mano il patrimonio del loro Ducato dall'iniziale piana di Quarto, fino a Liternum (fissando il confine col territorio Capuano lungo il fiume Clanio); inoltre, si estendeva sino ad Avella e girava intorno alle falde del Vesuvio scendendo per la villa di Portici sino al mare.
Liburia Ducalis (come doveva essere la sua estensione) |
Individuare nettamente i confini della Leboria o Liburia Ducalis, è davvero arduo. In epoca alto medioevale, questo territorio fu di contesa tra il Ducato di Benevento e quello di Napoli; i confini, secondo gli storici, dovevano essere: a Nord, il fiume Clanio; mentre a Sud era rappresentato da una linea ideale che attraversava Caibanus (Caivano), Carditum (Cardito), Fratta, Villam Casandrini (Casandrino), e Grumi (Grumo Nevano). Nel corso dei secoli, questi confini sono andati gradualmente dilatandosi, includendo porzioni sempre maggiori di territorio.
Anche i Longobardi iniziarono ad associare al toponimo Liburia parte delle loro terre, parliamo dei territori confinanti con la Liburia napoletana; in tal modo anche i territori di Nola, Acerra, Suessola e Avella, furono denominati Laborini. Successivamente, in alcuni documenti di ritrova il toponimo associato ad altri territori del Ducato di Napoli verso Amalfi.
Durante l'arco dei secoli basso medievali (cioè dopo l'anno 1000), il territorio "Campano" divenne in parte sede del potente Principato di Capua, un entità statale indipendente e autonoma; prima passò sotto il dominio longobardo poi, nel 1059 sotto il dominio normanno; in quest'anno inoltre, fu definitivamente annessa una parte della "Campania" al Regno di Sicilia, come si evince dalla foto.
Sud Italia nel 1112 |
Nel XII secolo, con l'apogeo dei Normanni Siculi, si ebbe una nuova suddivisione dell'Italia Meridionale; infatti Ruggero II divise i suoi territori in tre province: Apulia, Calabria e Terra di Lavoro. La Liburia, in epoca precedente, indicava la fascia meridionale di territorio dell'agro campano: un'area indicativa tra i Campi Flegrei e il corso del fiume Clanio, avente come centro il castello di Aversa. Con questa cittadina, e con altre piazzeforti, i normanni gestirono e controllarono il territorio a loro annesso; pertanto Aversa era uno dei punti principali del controllo dei traffici commerciali e un punto di grande interesse per le aree interne del paese. Tra il 1150 e il 1160 durante il regno di Guglielmo I, la Terra di Lavoro comprendeva invece, la provincia di Caserta, a sud Napoli, l'agro Nolano e parte del territorio beneventano; a nord, la valle del Garigliano e la media valle del Liri; a est, l'area tra Venafro e Monteroduni, il Sannio Alifano e telesino.
Regno di Sicilia nel 1276 |
Nel 1221 circa, Federico II di Svevia, istituì il Justitiaratus Molisii et Terre Laboris, uno dei distretti amministrativi, i giustizierati, in cui erano suddivisi i territori del regno; questa attuazione era stata istituita per contenere il potere feudale a favore di quello regio. Il processo di centralizzazione amministrativa avrà il suo culmine con le Costituzioni di Melfi del 1231, i distretti di giustizia imperiale erano affidati ad un rappresentante del potere regio, costoro erano nominati Gran Maestro Giustiziere, il quale l'autorità del re si sovrapponeva a quella dei feudatari. L'amministrazione della Terra di Lavoro, era congiunta a quella del Contado di Molise, quindi i due territori condivisero il medesimo giustiziere fino al XVI secolo.
Nel XIII secolo, durante l'epoca Sveva, si ebbe la massima estensione della Terra di Lavoro, che comprendeva il territorio di Regnum racchiuso tra il Tirreno, dorsale appenninica, il fiume Sarno e la fascia meridionale della valle Roveto. Erano infatti, ricompresi nel giustizierato anche diversi comuni attraversati dai Regi Lagni (Afragola, Casoria, Acerra, Caivano, Pomigliano d'arco, Brusciano, Casalnuovo di Napoli), poiché rientravano nella vasta piana alluvionale del fiume Clanio.
I confini dell'area includevano anche comuni disciolti come Secondigliano, Miano, San Pietro a Patierno, Chiaiano, Marianella, Piscinola, parte dei Camaldoli ed altri minori. Erano considerati infine, territori "dei Leborini" quelli circostanti la città di Giugliano in Campania.
Province delle Due Sicilie nel 1454 |
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