Historie Medievali The life of: Salimbene da Parma
Il 9 ottobre del 1221 nasce a Parma, Salimbene de Adam, frate minore francescano, storico e scrittore. Perché ne parliamo oggi sul nostro blog? Beh, grazie a Salimbene abbiamo una delle fonti storiche più interessanti che ci racconta la realtà del XIII Secolo.
Salimbene nasce nei pressi del battistero; è figlio di un potente cavaliere di Parma, e contro la volontà del padre, decide di vestire gli abiti Francescani. Il padre vede la scelta del figlio come uno smacco, tanto è vero che alla fine verrà ripudiato. Salimbene, dal 1238, comincerà a vagare tra i conventi di Ferrara, Firenze, Ravenna, Reggio Emilia, Lucca e la stessa Parma. Studia tutti i testi che riesce a trovare in tali conventi, divenendo un letterato di prim'ordine. Arriverà addirittura ad incontrare l'Imperatore Federico II.
Da Parma, assediata ancora dalle forze imperiali, nel 1247, fu mandato in Francia a studiare. Durante il viaggio si fermò a Lione, sede della corte pontificia, dove incontrò Innocenzo IV. In Francia fece anche la conoscenza di fra' Ugo da Digne, noto gioachimita, che lo avvicinò alla dottrina dell'abate calabrese Gioacchino da Fiore. Rientrato in Italia, gli fu assegnata la sede di Ferrara, dove rimase per sette anni.
L'opera di Salimbene tratta di una cronaca della vita religiosa e politica italiana dei 120 anni che vanno dal 1168 al 1287. È scritta con uno stile molto personale, dal quale traspaiono le caratteristiche di un autore complesso e multiforme: colto e vicino al volgo, spirituale e focoso, attento alla storia e cultore della Bibbia. Diversi dettagli rivelano le sue conoscenze contadine: ad esempio la calura che danneggia il frumento, o i frutti dei mandorli in Provenza, quando a Genova stanno ancora fiorendo.
È un'opera tanto viva quanto storicamente importante: restituisce in modo vivido il flagello delle guerre nello scontro tra Chiesa ed Impero, tratteggia le figure di papi e cardinali come di donne e popolani, mendicanti e profeti, tutti visti da lui in prima persona.
Quest'opera è anche la principale fonte per costruire la biografia del suo autore, il quale, in essa, parla con dovizia di particolari della propria vita e delle opere da lui scritte, che tuttavia non ci sono giunte.
Incisione raffigurante Salimbene |
Salimbene nasce nei pressi del battistero; è figlio di un potente cavaliere di Parma, e contro la volontà del padre, decide di vestire gli abiti Francescani. Il padre vede la scelta del figlio come uno smacco, tanto è vero che alla fine verrà ripudiato. Salimbene, dal 1238, comincerà a vagare tra i conventi di Ferrara, Firenze, Ravenna, Reggio Emilia, Lucca e la stessa Parma. Studia tutti i testi che riesce a trovare in tali conventi, divenendo un letterato di prim'ordine. Arriverà addirittura ad incontrare l'Imperatore Federico II.
Da Parma, assediata ancora dalle forze imperiali, nel 1247, fu mandato in Francia a studiare. Durante il viaggio si fermò a Lione, sede della corte pontificia, dove incontrò Innocenzo IV. In Francia fece anche la conoscenza di fra' Ugo da Digne, noto gioachimita, che lo avvicinò alla dottrina dell'abate calabrese Gioacchino da Fiore. Rientrato in Italia, gli fu assegnata la sede di Ferrara, dove rimase per sette anni.
Questi incontri e queste esperienze, spinsero Salimbene a prenderne nota in una sorta di diario, che passerà alla storia con il nome di Cronica.
L'immagine dei due tomi della Cronica dà l'idea della poderosa opera fatta da Salimbene. Una vera e propria miniera di dati per capire un'epoca in cui i testi scritti erano cosa assai rara |
È un'opera tanto viva quanto storicamente importante: restituisce in modo vivido il flagello delle guerre nello scontro tra Chiesa ed Impero, tratteggia le figure di papi e cardinali come di donne e popolani, mendicanti e profeti, tutti visti da lui in prima persona.
Quest'opera è anche la principale fonte per costruire la biografia del suo autore, il quale, in essa, parla con dovizia di particolari della propria vita e delle opere da lui scritte, che tuttavia non ci sono giunte.
L'opera segue comunque una politica antimperiale: in molti passaggi Federico II viene dipinto come un uomo avaro, attaccato al denaro e bramoso delle ricchezze della chiesa; anche se non mancano passaggi in cui l'Imperatore viene visto come un uomo affascinante, conosciuto e stimato, indicando quanto la sua figura sia stata carismatica in questo periodo storico.
In sintesi, Salimbene è uno dei testimoni del XIII Secolo, l'uomo che ha consentito di ricostruire le vicende storiche italiane di questa frazione di tempo, uomo colto e, forse, troppo poco conosciuto.
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