Historie Medievali The life of: Cecco Angioleri

«S’i’ fosse foco, ardereï ‘l mondo;
s’i’ fosse vento, lo tempestarei;
s’i’ fosse acqua, i’ l’annegherei;
s’i’ fosse Dio, mandereil’ en profondo»
Chiunque abbia un minimo di passione per la letteratura ha letto, o ascoltato, almeno una volta, questi versi carichi di ardore e di irriverenza. Colui che li ha scritti era un senese contemporaneo di Dante, ed il suo nome era Francesco, meglio conosciuto come Cecco, Angioleri.

Ritratto di Cecco Angioleri. Da notare il sorriso, tipico del tratto caratteriale del personaggio

Figlio di un banchiere di Siena, nasce intorno al 1260. Vivace di carattere, si nota la sua indifferenza verso il potere e le cariche precostituite già in alcuni documenti risalenti al 1281: infatti all'epoca stava partecipando, con delle armate Guelfe, all'assedio di un castello Ghibellino nei pressi di Roccastrada, vicino Grosseto; durante l'assedio infatti, allontanatosi dal campo diverse volte, fu multato. Venne multato varie volte anche a Siena, in quanto girava di notte ben dopo il coprifuoco. Il temperamento irriverente, quasi prossimo alla delinquenza, diviene evidente quando finisce implicato nel ferimento di un concittadino, anche se poi scamperà alla condanna. Nel 1289 conosce, durante la battaglia di Campaldino, Dante Alighieri, con cui avrà una corrispondenza negli anni a venire: infatti, quando viene bandito da Siena per ragioni politiche, a lui scrive per parlargliene.

Casa natale di Cecco Angioleri a Siena

In difficoltà economiche, nel 1302 vende un podere di famiglia, ed è questo l'ultimo documento diretto che testimonia il poeta in vita. Si sa solo che dopo il 1303 è a Roma, sotto la protezione del Cardinal Riccardo Petroni, e che avrà dei figli. Probabilmente morì, pieno di debiti, fra il 1310 ed il 1313.

Da una vita così movimentata scaturisce una poesia colma di ironia, irriverenza, tagliente, caricaturale, che si burla del Dolce Stil Novo, che era lo stile poetico all'epoca in voga e che andava per la maggiore, calata nella realtà popolana dei vicoli di Siena. Donnaiolo, amante del gioco e del vino, c'è un sonetto con cui lui stesso ben si descrive:

«Tre cose solamente mi so ’n grado,
le quali posso non ben men fornire:
ciò è la donna, la taverna e ’l dado;
queste mi fanno ’l cuor lieto sentire»
Importante sottolineare, infine, che i suoi sonetti spesso contengono allusioni autobiografiche, per lungo tempo considerate vere: si veda, ad esempio, l'amore per la linguacciuta Becchina, le diatribe con la moglie, pettegola e arcigna, una vita gaudente e spensierata trascorsa tra i dadi ed il buon vino. Sebbene sia fuori di dubbio che sia stato un uomo dal temperamento ardente, scapigliato, e che la sua vita sia stata segnata dalla sregolatezza e della dissipazione, è da escludere che le sue composizioni contengano precise indicazioni autobiografiche.

Chiesa di San Cristoforo a Siena, presunto luogo di sepoltura di Cecco Angioleri

In sintesi, Cecco Angioleri è l'aspetto irriverente di un mondo che cerca di elevarsi verso il divino, verso la bellezza pura. Mentre Dante cerca la strada verso la contemplazione di una Somma Bellezza, Cecco ne è il rovescio della medaglia: è quell'aspetto carnale, quotidiano, passionale e di grande forza emotiva che dà testimonianza di una società complessa, fatta da molteplici peculiarità e contrasti.

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