Il sostegno economico durante le Crociate
Durante le crociate il sostegno economico doveva essere la base principale per chi partiva alla volta dell'intrepido viaggio verso terre lontane. Oggi vi parleremo dell'impegno economico sostenuto da un crociato prima di partire per l'avventuroso pellegrinaggio.
Il peso economico della partenza di un crociato ricade inizialmente sul crociato stesso, tranne che egli non accompagni il suo signore, che lo prende a suo carico. È un onere piuttosto forte: nel 1096 si ritiene sia pari a 4 o 5 volte il reddito annuale di un cavaliere. Per poterlo sostenere, le famiglie chiedono prestiti, fanno debiti, impegnano terre o le vendono, oppure rinunciano alle "esazioni" e tasse sulle terre della Chiesa, che i signori laici rivendicano per sé. Alcuni documenti di viaggio ci offrono in proposito molto testimonianze. L'impegno di terre, che è spesso una vendita dissimulata, in favore del signore o dei conventi legati alla famiglia, contribuisce ad incrementare la proprietà signorile ed ecclesiastica, ne approfittarono anche i re. Un esempio da ricordare: nel 1101, Arpino di Bourges vende il suo viscontado a Filippo I re di Francia, che in tal modo estende il suo dominio sulle regioni meridionali al di là dalla Loira.
Anche alcuni conventi, appunto, beneficiano di questo: infatti nel 1096, Goffredo di Buglione vende le sue terre al vescovo di Liegi, che si procura la somma necessaria all'acquisto vendendo a sua volta i gioielli dei reliquiari della sua diocesi. Questo avventato sostegno economico da parte dei crociati della prima ora è tanto più arduo, in quanto viene preceduto, soprattutto in Francia, da un lungo periodo di cattive annate a causa della siccità, e col prezzo delle derrate alimentari che cala per i numerosi passaggi di proprietà. Questo non significa che qualche "povero cavaliere" non sia partito, poiché c'era la possibilità di essere a carico di un feudatario o di un amico più ricco. Nella prima spedizione crociata di Pietro l'Eremita, alcuni cavalieri molto poveri e parecchi fanti dell'esercito, si sono potuti avvalere di collette, e come abbiamo visto, hanno fatto ricorso all'intimidazione e alle rapine. Un minimo di organizzazione comincia ad esserci durante la seconda crociata, quando il papa esorta le chiese a concedere prestiti ai crociati nel caso che questi non abbiano ottenuto la sovvenzione necessaria dei loro signori. Se ne avvalgono gli stessi re, che aiutano poi i loro vassalli.
Luigi VII, ad esempio, riceve uno donativo di 400 marchi d'argento dal monastero di Fleury-sur-Loire. Nel 1166 Luigi VII e Enrico II impongono una tassa sulle ricchezze, che preannuncia la decima saladina, riscossa nel 1188, quando il re di Francia e il re d'Inghilterra aderiscono alla crociata insieme a Filippo di Fiandra; vedremo che verrà fortemente contestata in Francia come in Inghilterra, al punto che Filippo Augusto si impegna a non rinnovarla più.
Nel 1184 Papa Lucio III chiede un aiuto economico a quanti non partono per la crociata, in cambio di una riduzione di penitenza (i poveri se la cavano recitando le preghiere). In quello stesso anno, Enrico II e Filippo Augusto decidono di imporre, in favore della crociata, una decima decennale al loro clero, tranne che ai cistercensi e ai certosini, che contribuiscono con una "offerta volontaria": il clero protesta vivamente. Alla fine del XII secolo e inizio XIII, la decima subisce moltissime variazioni volute, sia dalla chiesa che dal re di Francia, poi tese a stabilizzarsi verso la fine della XIII secolo. Re e principi non tardano ad arrogarsi il diritto di riscuotere da sé queste decime, che rendono davvero tanto, e che vengono destinate ad altro. È un esempio che sarà seguito dai papi: Gregorio IX destina alla guerra contro Federico II una parte della decima riscossa per la crociata contro gli albigesi, che già si poteva considerare un'aberrazione. Un altro modo per procurarsi danaro sono le collette, e ancora più le commutazioni del voto, come abbiamo visto.
Nel 1215, nel IV Concilio Lateranense, Innocenzo III chiede ai principi che non partono per la crociata, di assumersi l'onere di fornire soldati per un periodo di 3 anni. Nel 1235 e nel 1274 i papi hanno tentato di istituire una specie di contributo di un soldato a settimana da parte di ogni persona che non fosse partita per la crociata, con la concessione di una indulgenza di 2 anni. Un contributo che avrebbe procurato una somma elevatissima, che però non è mai stato riscosso. Nel 1248 Luigi il Santo si occupa personalmente del sostegno economico della crociata. Aveva già ottenuto dal Concilio di Lione nel 1245, di poter riscuotere per 3 anni la decima sul clero. Si ritiene che così facendo, la Chiesa di Francia abbia concorso alla spesa della crociata di Luigi il Santo per i due terzi (circa 500.000 tornesi, cioè l'equivalente di 6 anni di reddito). A questo contributo del clero dobbiamo aggiungere il ricavato dei beni confiscati agli eretici, le somme di denaro estorte agli ebrei ed altri contributi più o meno volontari. Potendo contare su una somma ingente, Luigi il Santo riesce a prestare danaro ai principi, a suo fratello Alfonso, o a Edoardo d'Inghilterra, a sovvenire ai bisogni di numerosi vassalli e cavalieri, e a garantire l'approvvigionamento dei crociati di stanza a Cipro.
Il peso economico della partenza di un crociato ricade inizialmente sul crociato stesso, tranne che egli non accompagni il suo signore, che lo prende a suo carico. È un onere piuttosto forte: nel 1096 si ritiene sia pari a 4 o 5 volte il reddito annuale di un cavaliere. Per poterlo sostenere, le famiglie chiedono prestiti, fanno debiti, impegnano terre o le vendono, oppure rinunciano alle "esazioni" e tasse sulle terre della Chiesa, che i signori laici rivendicano per sé. Alcuni documenti di viaggio ci offrono in proposito molto testimonianze. L'impegno di terre, che è spesso una vendita dissimulata, in favore del signore o dei conventi legati alla famiglia, contribuisce ad incrementare la proprietà signorile ed ecclesiastica, ne approfittarono anche i re. Un esempio da ricordare: nel 1101, Arpino di Bourges vende il suo viscontado a Filippo I re di Francia, che in tal modo estende il suo dominio sulle regioni meridionali al di là dalla Loira.
La presa di Gerusalemme,1099 |
Anche alcuni conventi, appunto, beneficiano di questo: infatti nel 1096, Goffredo di Buglione vende le sue terre al vescovo di Liegi, che si procura la somma necessaria all'acquisto vendendo a sua volta i gioielli dei reliquiari della sua diocesi. Questo avventato sostegno economico da parte dei crociati della prima ora è tanto più arduo, in quanto viene preceduto, soprattutto in Francia, da un lungo periodo di cattive annate a causa della siccità, e col prezzo delle derrate alimentari che cala per i numerosi passaggi di proprietà. Questo non significa che qualche "povero cavaliere" non sia partito, poiché c'era la possibilità di essere a carico di un feudatario o di un amico più ricco. Nella prima spedizione crociata di Pietro l'Eremita, alcuni cavalieri molto poveri e parecchi fanti dell'esercito, si sono potuti avvalere di collette, e come abbiamo visto, hanno fatto ricorso all'intimidazione e alle rapine. Un minimo di organizzazione comincia ad esserci durante la seconda crociata, quando il papa esorta le chiese a concedere prestiti ai crociati nel caso che questi non abbiano ottenuto la sovvenzione necessaria dei loro signori. Se ne avvalgono gli stessi re, che aiutano poi i loro vassalli.
Pietro l'Eremita mostra ai crociati la via per Gerusalemme. Manoscritto pergamenaceo "Roman du Chevalier du Cygne" (1270 circa). |
Luigi VII, ad esempio, riceve uno donativo di 400 marchi d'argento dal monastero di Fleury-sur-Loire. Nel 1166 Luigi VII e Enrico II impongono una tassa sulle ricchezze, che preannuncia la decima saladina, riscossa nel 1188, quando il re di Francia e il re d'Inghilterra aderiscono alla crociata insieme a Filippo di Fiandra; vedremo che verrà fortemente contestata in Francia come in Inghilterra, al punto che Filippo Augusto si impegna a non rinnovarla più.
Nel 1184 Papa Lucio III chiede un aiuto economico a quanti non partono per la crociata, in cambio di una riduzione di penitenza (i poveri se la cavano recitando le preghiere). In quello stesso anno, Enrico II e Filippo Augusto decidono di imporre, in favore della crociata, una decima decennale al loro clero, tranne che ai cistercensi e ai certosini, che contribuiscono con una "offerta volontaria": il clero protesta vivamente. Alla fine del XII secolo e inizio XIII, la decima subisce moltissime variazioni volute, sia dalla chiesa che dal re di Francia, poi tese a stabilizzarsi verso la fine della XIII secolo. Re e principi non tardano ad arrogarsi il diritto di riscuotere da sé queste decime, che rendono davvero tanto, e che vengono destinate ad altro. È un esempio che sarà seguito dai papi: Gregorio IX destina alla guerra contro Federico II una parte della decima riscossa per la crociata contro gli albigesi, che già si poteva considerare un'aberrazione. Un altro modo per procurarsi danaro sono le collette, e ancora più le commutazioni del voto, come abbiamo visto.
Catari espulsi da Carcassonne nel 1209 durante la Crociata Albigese. Manoscritto "Grandes Chroniques de France", 1415 circa |
Nel 1215, nel IV Concilio Lateranense, Innocenzo III chiede ai principi che non partono per la crociata, di assumersi l'onere di fornire soldati per un periodo di 3 anni. Nel 1235 e nel 1274 i papi hanno tentato di istituire una specie di contributo di un soldato a settimana da parte di ogni persona che non fosse partita per la crociata, con la concessione di una indulgenza di 2 anni. Un contributo che avrebbe procurato una somma elevatissima, che però non è mai stato riscosso. Nel 1248 Luigi il Santo si occupa personalmente del sostegno economico della crociata. Aveva già ottenuto dal Concilio di Lione nel 1245, di poter riscuotere per 3 anni la decima sul clero. Si ritiene che così facendo, la Chiesa di Francia abbia concorso alla spesa della crociata di Luigi il Santo per i due terzi (circa 500.000 tornesi, cioè l'equivalente di 6 anni di reddito). A questo contributo del clero dobbiamo aggiungere il ricavato dei beni confiscati agli eretici, le somme di denaro estorte agli ebrei ed altri contributi più o meno volontari. Potendo contare su una somma ingente, Luigi il Santo riesce a prestare danaro ai principi, a suo fratello Alfonso, o a Edoardo d'Inghilterra, a sovvenire ai bisogni di numerosi vassalli e cavalieri, e a garantire l'approvvigionamento dei crociati di stanza a Cipro.
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