Il Regno dei Vandali
I Vandali li conosciamo come una popolazione di stirpe Germanica-Orientale che si stanziò dopo una prima migrazione verso la Polonia, per poi spostarsi poco dopo verso sud, nella Slesia e nella Boemia, creando una confederazione di tribù, un mix formato dalla popolazione migrata dalla Polonia e dagli autoctoni. I Vandali oltrepassarono il Reno nel 407 d.C. e, dopo aver messo a ferro e fuoco l'Europa, si stanziarono in una regione della Spagna, che da loro prese il nome: la (V)andalusìa. Nel maggio del 429 d.C., ottantamila Vandali tra uomini, donne e schiavi, guidati dal loro re Genserico, lasciarono la Spagna e si diressero in Africa; da qui partirono alla conquista delle province dell'Africa proconsolare della Numidia orientale e della Bizacena, formando un vasto regno con capitale Cartagine.
Nel 435 vennero inquadrati come federati dell'Impero. In seguito, tra il 455 e il 460, occuparono la Sardegna, la Corsica, le isole Baleari e la Sicilia. Diversamente da quanto avvenne per gli altri popoli federati, Genserico non si accontentò di dividere le terre con i proprietari romano-africani, ma procedette alla confisca dei terreni dei vecchi latifondisti e delle chiese cattoliche, trasferendoli direttamente ai suoi uomini. Infine, per evitare scontri, esiliò i vecchi proprietari. La confisca delle terre però non fu totale e lasciò sopravvivere parte della proprietà romana, che conservò il proprio regime giuridico. L'amministrazione locale fu fondata sulla netta separazione tra Vandali e Romano-Africani. Questo dualismo, le persecuzioni religiose che perpetrarono i Vandali, ariani, contro la Chiesa Cattolica, la pressione delle tribù berbere e un complicatissimo sistema successorio voluto da Genserico, furono fra le cause principali dell'intrinseca debolezza di questo regno.
Alla morte di Genserico succedette Unerico, il quale, se dapprima sembrò seguire la via della tolleranza religiosa, iniziò poi una feroce campagna persecutoria. Guntamodo, successore di Unerico, uomo mite e conciliante, richiamò nel 494 gli esuli cattolici e riaprì le chiese, ma con Trasamundo le persecuzioni ripresero violente. L'ultimo re Ilderico fu forse il più tollerante tra i Vandali, tanto che nel 525 permise addirittura un sinodo cattolico. Ma questa sua politica conciliante, se da una parte non gli attirò le simpatie dei cattolici, sempre più vicini all'Impero d'Oriente, nel quale vedevano l'ultima ancora di salvezza, dall'altra gli attirò le antipatie di Vandali ariani; inoltre, una grave sconfitta, subìta in uno degli innumerevoli scontri con i Berberi, scatenò una rivoluzione germanico-ariana che in breve tempo lo depose. Questa situazione offrì all'imperatore d'Oriente, Giustiniano, l'occasione per intervenire e, in pochi mesi, tra il 533 e il 534, il regno africano dei Vandali fu eliminato. I sopravvissuti alla fine del regno passarono all'esercito di Bisanzio, dove costituirono gruppi scelti di cavalieri negli scontri contro i persiani.
La migrazione del popolo Vandalo |
Nel 435 vennero inquadrati come federati dell'Impero. In seguito, tra il 455 e il 460, occuparono la Sardegna, la Corsica, le isole Baleari e la Sicilia. Diversamente da quanto avvenne per gli altri popoli federati, Genserico non si accontentò di dividere le terre con i proprietari romano-africani, ma procedette alla confisca dei terreni dei vecchi latifondisti e delle chiese cattoliche, trasferendoli direttamente ai suoi uomini. Infine, per evitare scontri, esiliò i vecchi proprietari. La confisca delle terre però non fu totale e lasciò sopravvivere parte della proprietà romana, che conservò il proprio regime giuridico. L'amministrazione locale fu fondata sulla netta separazione tra Vandali e Romano-Africani. Questo dualismo, le persecuzioni religiose che perpetrarono i Vandali, ariani, contro la Chiesa Cattolica, la pressione delle tribù berbere e un complicatissimo sistema successorio voluto da Genserico, furono fra le cause principali dell'intrinseca debolezza di questo regno.
Genserico saccheggia Roma. Particolare di un quadro di Karl Pavlovic Brjullov |
Alla morte di Genserico succedette Unerico, il quale, se dapprima sembrò seguire la via della tolleranza religiosa, iniziò poi una feroce campagna persecutoria. Guntamodo, successore di Unerico, uomo mite e conciliante, richiamò nel 494 gli esuli cattolici e riaprì le chiese, ma con Trasamundo le persecuzioni ripresero violente. L'ultimo re Ilderico fu forse il più tollerante tra i Vandali, tanto che nel 525 permise addirittura un sinodo cattolico. Ma questa sua politica conciliante, se da una parte non gli attirò le simpatie dei cattolici, sempre più vicini all'Impero d'Oriente, nel quale vedevano l'ultima ancora di salvezza, dall'altra gli attirò le antipatie di Vandali ariani; inoltre, una grave sconfitta, subìta in uno degli innumerevoli scontri con i Berberi, scatenò una rivoluzione germanico-ariana che in breve tempo lo depose. Questa situazione offrì all'imperatore d'Oriente, Giustiniano, l'occasione per intervenire e, in pochi mesi, tra il 533 e il 534, il regno africano dei Vandali fu eliminato. I sopravvissuti alla fine del regno passarono all'esercito di Bisanzio, dove costituirono gruppi scelti di cavalieri negli scontri contro i persiani.
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