Gli affascinanti eremi della Maiella
Esiste in Italia centrale un massiccio montuoso ricco di suggestioni e carico di storia. Fra quelle impervie montagne, gli eremiti medievali hanno trovato una forte ispirazione spirituale, fondando una serie di eremi dalla bellezza commovente. Si tratta del Massiccio della Majella, in Abruzzo, ed oggi vi parleremo dei suoi eremi. Questi sono i luoghi di Pietro da Morrone, al secolo Papa Celestino V, il Papa del gran rifiuto. Per accedervi si imbocca la valle Giumentina, alle falde del massiccio montuoso.
L'illuminazione è assicurata da una porta-finestra, mentre una seconda finestra è stata trasformata in una nicchia semicircolare. La nicchia dell'altare ospita una statua lignea di San Bartolomeo raffigurato con un coltello, poiché subì il martirio dello scorticamento.
L'imbocco della Valle Giumentina |
Eremo di San Bartolomeo in Legio
Si trova su di uno sperone roccioso alto circa 50 metri, alle pendici della Majella. Anteriore al IX secolo, venne ristrutturato da Pietro da Morrone nel 1250, per poi stabilirsi nel 1274. L'eremo è costituito da una cappella e da due vani scavati nella roccia destinati agli eremiti.
L'eremo di San Bartolomeo in Legio, scavato nella roccia |
L'accesso può avvenire tramite quattro differenti scale, scavate sempre nella roccia. Quella a nord è composta da 30 gradini mentre quella a sud è più lunga e irregolare. Ci sono poi due scale al centro della balconata, una delle quali detta Scala Santa. Lungo la balconata si trova una vasca per la raccolta dell'acqua piovana.
La facciata della chiesa presenta tracce di affreschi severamente danneggiati dalle intemperie e dalle iscrizioni che ne hanno graffiato la superficie. Il portale della chiesa è costituito da un semplice architrave in pietra.
La facciata della chiesa presenta tracce di affreschi severamente danneggiati dalle intemperie e dalle iscrizioni che ne hanno graffiato la superficie. Il portale della chiesa è costituito da un semplice architrave in pietra.
L'interno dell'eremo |
Eremo di Santo Spirito a Majella
Di data di fondazione ignota e non lontano da quello di San Bartolomeo, ha la sua prima documentazione scritta risalente al 1055, quando vi ha risieduto il monaco Desiderio, il futuro Papa Vittore III. Nel 1246 vi dimora Pietro da Morrone che lo ristrutturò aggiungendoci un oratorio.
L'eremo di Santo Spirito |
Attualmente dell'eremo risultano conservati la chiesa, la sagrestia ed i resti del monastero distribuiti su due piani, con la foresteria e delle celle. La chiesa molto probabilmente aveva un portico composto da due archi, mentre sull'ingresso risulta presente una scritta in latino. La parte più antica della chiesa è il presbiterio, che presenta archi a sesto acuto caratterizzati da costoloni e due porte a lato dell'altare che conducono al coro. Il nucleo originario dell'eremo si trova nella parte bassa della chiesa, scavato nella roccia. Ha due ingressi, il primo dei quali fa accedere a quella che viene chiamata la stanza del Crocifisso da dove, tramite alcuni gradini, si accede ad un'altra stanza che potrebbe essere il giaciglio di Pietro da Morrone; il secondo ingresso conduce a due stanze per la sepoltura dei principi Caracciolo di San Buono. Seguono un primo blocco di stanze di servizio al piano terra e di camere al piano superiore, mentre un secondo settore è formato da sei grossi locali allo stato di rovine.
Il terzo edificio è la foresteria, o Casa del Principe, che si sviluppa su tre piani. È possibile accedervi tramite un corridoio scavato nella roccia. Vicino all'ingresso della foresteria si trova la Scala Santa che, con 31 gradini, porta tra i ruderi di altri edifici. Un'altra scala di 76 gradini arriva ad una balconata coperta di notevoli dimensioni. Due brevi scale portano all'oratorio della Maddalena, ricavato nello sperone interno alla balconata.
Il terzo edificio è la foresteria, o Casa del Principe, che si sviluppa su tre piani. È possibile accedervi tramite un corridoio scavato nella roccia. Vicino all'ingresso della foresteria si trova la Scala Santa che, con 31 gradini, porta tra i ruderi di altri edifici. Un'altra scala di 76 gradini arriva ad una balconata coperta di notevoli dimensioni. Due brevi scale portano all'oratorio della Maddalena, ricavato nello sperone interno alla balconata.
La balconata dell'eremo |
Eremo di San Giovanni all'Orfento
Lungo la valle dell'Orfento, poco lontano da quella Giumentina, si trova l'ultimo eremo della nostra carrellata. Essendo in una riserva naturale, vi si può accedere solo previa autorizzazione da parte dei Carabinieri Forestali. Probabilmente il romitorio è stato scavato sfruttando cavità preesistenti, al di sotto delle quali, poi, sono stati realizzati in pietra gli ambienti di un monastero; gli scavi archeologici del 1995, infatti, hanno rilevato reperti databili all'età del bronzo. Si ritiene che anche questo sia stato uno dei luoghi di ritiro di Pietro da Morrone.
L'accesso all'eremo avviene tramite una scala di venti gradini, lunga circa otto metri, seguita da un camminamento scavato nella roccia; data la larghezza estremamente ridotta del passaggio, che si restringe ulteriormente in prossimità delle celle, costringendo il visitatore ad avanzare carponi, si ritiene che l'ingresso avvenisse tramite una passerella in legno addossata alla parete in roccia.
L'accesso all'eremo avviene tramite una scala di venti gradini, lunga circa otto metri, seguita da un camminamento scavato nella roccia; data la larghezza estremamente ridotta del passaggio, che si restringe ulteriormente in prossimità delle celle, costringendo il visitatore ad avanzare carponi, si ritiene che l'ingresso avvenisse tramite una passerella in legno addossata alla parete in roccia.
Immagine dell'eremo |
L'Abruzzo è terra ricca di luoghi selvaggi e ricchi di spiritualità, profondamente legati al Medioevo. Se avete un week end a disposizione, quindi, prendete in considerazione un itinerario del genere.
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