L'origine dello scudo pavese o palvesario è probabilmente attribuita alla città di Pavia, che avrebbe dato le origini all'uso di questa arma difensiva. Tuttavia, l'utilizzo dello scudo pavese iniziò intorno agli anni 30 del XIII secolo, in Toscana, la prima regione italiana a farne uso, stando ad alcune fonti dell'epoca; poi, man mano si diffuse verso il meridione d'Italia e, in seguito, a Bologna, Genova e Venezia. Verso il 1330 il suo utilizzo è documentato in tutto il nord Italia e oltreconfine.
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Scudo pavese del 1450 Museo Nazionale di Monaco |
Le dimensioni dei pavesi variavano a seconda del periodo; in genere erano alti da un 1,20m a 1,80m, e larghi, con la curvatura, da 60 centimetri fino ad 1,90m. Le dimensioni descritte provengono in gran parte da pezzi storici conservati in alcuni musei del mondo. I pavesi erano fatti con intreccio di vimini o composti da listelli di legno, frequentemente coperti all'esterno di pelle o di cuoio; la bordatura poteva essere di ferro, di cuoio bollito oppure di osso nella parte superiore ed inferiore per resistere ai colpi di fendente e per non deteriorarsi sul terreno; vi erano dipinti lo stemma del comune o del principe, figure emblematiche o santi protettori delle compagnie e simili. La loro forma solita era quadrilunga con angoli smussati; talvolta, però, la parte superiore era sagomata o aveva una piccola feritoia.
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Un disegno raffigurante come veniva utilizzato lo scudo pavese |
Il peso variava a seconda della grandezza, potendo arrivare anche a pesare 10 kg a scudo finito; pertanto, il pavese fu utilizzato nelle tecniche di guerra nel medioevo, in gran parte dai balestrieri e a volte dagli arcieri durante le battaglie e negli assedi. Tale tipo di difesa era particolarmente utile quando il balestriere o l'arciere ricaricava l'arma, situazione che lo rendeva più esposto agli attacchi degli assediati, in caso di assedio: il pavese offriva, in quel momento, una copertura quasi completa del corpo. Verso il XIV secolo, poiché la guerra medievale subì dei cambiamenti per il continuo progresso dell'armatura, e l'utilizzo delle piastre su alcune parti di essa, si pensò ad una tattica a coppie del tiratore e del difensore (o portatore di pavese), detto appunto pavesaio, palvesaio, o palvesario, invece di far trasportare lo scudo direttamente al balestriere o all'arciere. Iniziò ad essere frequente questa tattica dal XIV-XV secolo; si trovano frequentissime menzioni di palvesari che accompagnavano i balestrieri ponendo i pavesi a loro difesa, che in tal modo potevano tirare dal coperto. Questa forma di trinceramento mobile si diceva pavesata.
Talvolta, però, balestrieri e arcieri non avevano i palvesari in accompagnamento, ma si coprivano ugualmente col pavese che portavano appeso al dorso con una correggia, detta "Guiggia". Giunti sul luogo lo fissavano a terra, assicurandolo con la Guiggia a un paletto che portavano con sé, o a una picca;
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Scudo pavese risalente alle Crociate del Nord, Polonia |
Infine, unendo insieme più pavesi si usava spesso costituire una specie di testuggine, che rappresentava un'ottima difesa: questa disposizione (detta pavesata) fu spesso usata sui campi di battaglia e negli assedi, ma anche sulle navi, dove i parapetti di bordo potevano essere riparati dai pavesi per difendere le genti sul ponte dai proiettili nemici.
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