La scuola dei traduttori di Toledo
Nel corso del Medioevo le traduzioni di testi classici o stranieri assumono un ruolo estremamente importante. In Spagna, a partire dal XIII secolo, si affermano una serie di processi di traduzione ed interpretazione di testi greci, latini, ebraici ed anche arabi, servendosi del romance (composizione poetica caratteristica della tradizione letterale spagnola) castigliano o spagnolo come lingua intermedia, oppure tradotti direttamente nelle «lingue volgari» emergenti, principalmente il castigliano. Nasce così la scuola di traduzione di Toledo.
Miniatura raffigurante Re Alfonso X, che avrà un ruolo importante nella fondazione della scuola |
La conquista nel 1085 di Toledo da parte dei cristiani e la tolleranza che i re castigliani dimostrarono verso musulmani ed ebrei facilitò gli scambi culturali, permettendo così il rinascimento filosofico, teologico e scientifico in Spagna prima, ed in seguito in tutto l'occidente cristiano.
La città di Toledo, ex capitale del Regno di Spagna e sede della scuola |
A partire dal 1085, anno in cui Alfonso VI conquistò Toledo, la città si costituì in un importante centro di interscambio culturale. L'arcivescovo don Raimundo de Sauvetat voleva cogliere l'opportunità di far convivere in armonia cristiani, musulmani ed ebrei, favorendo diversi progetti di traduzione culturale, una richiesta che in realtà proveniva da tutte le corti dell'Europa cristiana.
Oltre al già citato Domingo Gundisalvo, altri traduttori illustri furono Adelardo di Bath e Michele Scoto, Gerardo da Cremona, Ermanno di Carinzia ed Hermannus Alemannus, testimoniando come la scuola di Toledo richiamasse elementi di spicco dell'élite culturale da ogni angolo d'Europa. Anche dal continente africano pervennero letterati che tradussero ad esempio i lavori del filosofo musulmano Averroè.
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