La nascita dell'assegno

Immaginate di essere dei commercianti medievali: per poter comprare e vendere beni, dovete trasportare con voi un pesante sacco pieno di monete sonanti viaggiando di città in città ed attraversando luoghi spesso insidiosi. Viaggiare nel medioevo infatti, non era esattamente una delle attività più sicure esistenti: era molto facile essere rapinati o perfino ammazzati dai malviventi che si rintanavano nelle foreste o nei luoghi isolati, che agivano col favore dell'assenza totale dei testimoni. Come provarono a risolvere questa pericolosa situazione le genti del medioevo?

Una lettera di cambio medievale, prototipo dell'assegno odierno

Un primo sistema per evitare di trasportare denaro sotto forma di monete fu inventato dagli Arabi nel IX secolo dopo Cristo: infatti, i mercanti musulmani utilizzavano il ṣakk (da cui deriverà la parola cheque usata nelle lingue europee). Trasferire il denaro attraverso una lettera sakk era più sicuro che trasportare la moneta metallica: nel IX secolo un mercante, in una città, poteva incassare un saqq tratto sulla sua banca in un'altra città o paese. L'uso degli assegni nell'Europa Occidentale, intesi come mandati di pagamento a un trattario in favore del beneficiario, risale almeno al Trecento. Infatti è del 1368 il più antico esemplare conosciuto di assegno bancario (strumento e ausiliario del conto corrente) medioevale; si è conservato nelle pagine del libro contabile (dove si distende il conto del traente) della banca, su cui venivano tratti i titoli. L‘assegno è firmato da Tommaso e Zenobi Tornaquinci, cittadini fiorentini che ordinano alla compagnia di Michele di Vanni Castellani (la banca trattaria, dove il Tornaquinci ha somme depositate), di pagare fiorini 2,50 a favore di Segnia Ciapi. La formula contabile che caratterizza lo chèque è: “per loro”, ossia la persona correntista proprietaria del denaro depositato in banca, “darai a”, davanti a un nome di persona. La formula in sintesi afferma che la banca è intervenuta al fine di curare essa il pagamento “per” il suo correntista, “a” favore della persona che questi ha designato beneficiaria del suddetto pagamento.

La città di Firenze, nel medioevo, farà un largo uso dello strumento degli assegni

E' comunque piuttosto difficile stabilire la data di nascita dell'assegno: molti studiosi ritengono che l'origine del titolo si ritrovi nelle lettere mercantesche (semplici lettere comuni), in uso nel Medioevo, con le quali i mercanti si scambiavano notizie di natura commerciale e finanziaria e attraverso le quali venivano impartiti ordini di acquisto e istruzioni per la vendita; in tali lettere, inoltre, veniva dato, da un'azienda, l'ordine di pagare una somma, per suo conto, alla persona che avrebbe consegnato la lettera stessa.
Questa lettera, contenente fra le tante istruzioni, anche ordini di pagamento, andò progressivamente specializzandosi, concentrandosi esclusivamente sul servizio di pagamento, peculiare e distinto rispetto alla lettera commerciale; la nuova lettera con l‘ordine di pagamento viene denominata “Lettera di Pagamento” e talvolta semplicemente “Polizza” (questa denominazione riguardava anche il mandato di riscossione e la ricevuta). Questo foglio, con sembianze epistolari, è andato via via specializzandosi fino ad assumere una forma precisa e sintetica, che diventerà, con il tempo, un vero e proprio formulario, un modello con misure standard, che si può paragonare all‘attuale assegno bancario.
Per risparmiare sul costo della carta, venivano tagliate delle strisce da fogli “mezzani”, cioè di dimensioni normali, per cui da ogni foglio si potevano ricavare più assegni. Tutt'oggi, l'assegno cartaceo è rappresentato da una striscia orizzontale di carta che ricorda le strisce dei fogli mezzani.
Nel 1374 sono due titoli che utilizzano la formula suddetta e che rinviano con sicurezza all‘impiego di assegni bancari. 
Molto probabilmente numerosi altri assegni sono stati emessi prima di quella data, anche se non sono giunti a noi: attraverso le fonti dei libri contabili infatti, è dimostrato con certezza l‘uso degli chèque nel XIV secolo; molti esemplari sono conservati nell‘archivio, arrivato fino a noi, di un importante mercante di Prato, Francesco Datini.

ritratto di Francesco Datini, dipinto da Filippo Lippi
Ritratto di Francesco Datini dipinto da Filippo Lippi

Oggi gli assegni bancari devono essere, secondo quanto prescrive la legge, “astratti”, nel senso che prescindono dal richiamo della causale del pagamento; al tempo di Datini invece, il traente era molto dettagliato, dichiarando spesso i motivi che lo inducevano all‘ordine di pagamento, andando così oltre i limiti del formulario. Curiose sono le motivazioni che riguardano non solo i pagamenti di merci o di lavori effettuati, ma anche l‘acquisto di schiavi, l‘affitto di casa, le messe celebrate da un curato; con il tempo l‘assegno è entrato a far parte della vita anche delle persone più umili e modeste.
La formula per secoli è rimasta pressoché invariata: “date per noi a”, oppure “pagate per noi a”; nessuna lettera ricevuta risultava più gradita di quella che poteva essere cambiata in denaro sonante.

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