La chanson de Roland

Si tratta di una delle opere più famose della letteratura medievale francese. Questo poema tratta di Orlando, Marchese della marca di Bretagna, nella sua epopea che lo porterà a diventare un eroe.

 
Miniatura del XIII secolo raffigurante Orlando in battaglia  
 
È un testo epico, che trae spunto dalla battaglia di Roncisvalle del 15 agosto del 778, che vide l'annientamento della retroguardia di Carlo Magno, capitanata da Orlando, ad opera dei Baschi, trasformati nella riscrittura di questo poema in saraceni. Il testo è poderoso: 4002 endecasillabi che vennero raggruppati in strofe da un monaco cristiano di nome Turoldo nelle epoche successive, ed è arrivata a noi in nove copie manoscritte, testimoniando il grande successo del testo, ed è probabile che esso abbia avuto un'ampia diffusione orale prima di essere messo per iscritto. Il testo viene pubblicato per la prima volta nell'XI secolo, cioè tre secoli dopo gli eventi di Roncisvalle. I valori che caratterizzano la Chanson de Roland sono: la fedeltà al proprio signore, in questo caso Carlo Magno; la fede cristiana (merveilleux chrétien), in opposizione alla fede islamica (che tra l'altro nel testo risulta essere politeista); l'onore, da tutelare a ogni costo e con ogni mezzo; l'eroismo in battaglia.
Le imprese di Carlo Magno infatti, sono viste come vere e proprie guerre sante; i paladini, invece, sono eroi, votati all'ideale della fede e dell'onore, coraggiosi, fedeli a Dio e al loro sovrano, abili con la spada, che salvaguardano i più deboli e li difendono onorevolmente.

Morte di Orlando a Roncisvalle

Il poema racconta del conflitto che Carlo Magno sta affrontando in penisola iberica contro i musulmani; questi hanno mandato una proposta di pace e il consiglio, riunitosi per discuterla, si spacca in due: da una parte Orlando preme per combattere; dall'altra Gano, rappresentante della nobiltà fondiaria, preme per accettare e porre così fine alla guerra.
Gano va a trattare con i musulmani, ma alla fine trama con essi per uccidere Orlando: infatti, la retrovia dell'esercito, comandata da Orlando, viene raggiunta dai soldati islamici a Roncisvalle e qui il condottiero comincia una violenta battaglia contro questi ultimi. Alla fine la retroguardia viene totalmente sgominata e Orlando, sopravvissuto insieme a pochi altri uomini, suona l'olifante, un corno da guerra, per avvisare il grosso dell'esercito imperiale dell'attacco subito.
In attesa dell'arrivo dell'esercito, Orlando combatte con tutte le sue forze fino alla morte, dove si accascerà al suolo con la sua spada, la leggendaria Durlindana (di cui abbiamo scritto un articolo), per poi essere portato in cielo da alcuni angeli. Carlo Magno, arrivato sul campo di battaglia, sbaraglia i musulmani, scopre il tradimento di Gano e, tornati alla capitale Aquisgrana, lo processa per tale crimine.
Alla difesa teorica corrisponde anche secondo la prassi dell'epoca un eventuale duello: per smentire l'altra parte in causa e dimostrarne il torto. Paladino difensore di Gano è il potente Pinabello, che nessuno in un primo momento osa sfidare proprio per la sua abilità indiscussa. Quando Carlo sembra ormai costretto a notificare il volere della comunità e a rilasciare Gano, lo scudiero Teodorico prende le parti dell'accusa e sfida Pinabello nel duello finale che conclude il poema, come era del resto il costume epico.
Carlo, in seguito all'apparizione in sogno dell'Arcangelo Gabriele, parte per dare aiuto al re Viviano in Infa, dove hanno posto l'assedio i Saraceni. Qui finisce la storia che Turoldo mette in poesia, e così si conclude la Chanson de Roland, con una nuova apertura che sottolinea il tragico destino di chi è garante del potere. Le frequenti lacrime di Carlo, "che non può fare a meno di piangere", sottolineano (ancora una volta secondo un topos che ha la sua stabilizzazione nella pietas di Enea e che, ad esempio, sarà ripreso nel viaggio dantesco) la fragilità dell'imperatore e il dramma di essere al centro di un compito gravoso; l'eroe, in questo caso l'imperatore, non è il guerriero senza macchia che non conosce cedimenti, ma il rappresentante di un complesso sistema di valori che genera un conflitto tragico: da una parte avremo il dovere di assolvere un compito, una vera missione, dall'altra la sofferenza tutta umana che quell'obbligo comporta.

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