Le vette dell'arte medievale: la basilica di San Miniato al Monte
Questo è uno dei grandi capolavori dell'architettura romanica fiorentina: costruita nell'XI secolo, con la sua iconica facciata di tarsie di marmo bianco e serpentino verde, la basilica di San Miniato al Monte domina Firenze da una collina di oltrarno.
La chiesa vista da ponte Vecchio |
Già la facciata ha elementi iconici molto importanti; infatti le tarsie marmoree la dividono in due porzioni: una inferiore, che è composta da 5 arcate che richiamano il numero di navate delle basiliche paleocristiane; una superiore, che evidenzia la struttura della chiesa con le sue falde simmetriche e che rievoca un loggiato sorretto da quattro pilastri. Le forme geometriche inoltre richiamano, in alcuni elementi dei frontoni, l'opus reticolato romano. Al centro del loggiato è presente una finestra incorniciata da due colonne, sorrette da teste di leone marmoree, che sono sormontate da un timpano al cui centro è presente un intarsio di un vaso tra due colombe. Nel riquadro superiore si trova il mosaico di Cristo tra la Vergine e San Miniato, che fu composto nel 1260. Il frontone infine riprende lo stile del primo ordine con una serie di nove archi bianchi e verdi sormontati da una croce e da candelabre.
La bicromia della facciata influenzerà molto le opere che si faranno in città, tanto che il famoso battistero antistante il duomo verrà rivestito in questo modo.
L'interno della chiesa |
Dalla sua costruzione, gli interni della chiesa sono praticamente rimasti quelli: il presbiterio è rialzato rispetto al resto delle navate, e al di sotto ha posto la cripta. Un arcone decorato da tarsie marmoree si erge al centro della navata (all'altezza delle scalinate) e richiama quello retrostante dell'abside, nelle stesse forme. Il soffitto è in capriata. Il pavimento intarsiato risale al 1207 e, con quello del Battistero è tra i migliori della città, soprattutto riguardo al pannello dedicato allo zodiaco, che ha una precisa corrispondenza con quello di San Giovanni. La fascia centrale intarsiata guida al centro della navata dominata dall'altare, che in realtà è la Cappella del Crocefisso di Michelozzo (1448) che ospitava in origine il Crocifisso miracoloso oggi in Santa Trinita. La volta a botte della Cappella fu decorata in terracotta da Luca della Robbia. La pala d'altare su tavola è attribuita ad Agnolo Gaddi.
Il mosaico dell'abside |
Il coro rialzato ed il presbiterio contengono un magnifico pulpito romanico del 1207. Il catino dell'abside è decorato da un grande mosaico del Redentore tra la Madonna e san Miniato, del 1297, con lo stesso motivo di quello della facciata e probabilmente dello stesso anonimo artista. Il crocifisso che domina l'altare maggiore è attribuito a Luca della Robbia.
Il pulpito |
Notevole è la cappella del Cardinale del Portogallo, eretta fra il 1459 ed il 1467 in memoria del Cardinale Giacomo di Lusitania, opera di Antonio Rossellino e con una pala d'altare di Antonio e Piero del Pollaiolo, che porta un pezzo di rinascimento in questa chiesa medievale.
Cappella del Cardinale del Portogallo |
La cripta, la parte più antica della chiesa (XI secolo), è sormontata dall'altare maggiore che si suppone contenga le ossa di San Miniato (sebbene ci sia prova che queste fossero già state portate a Metz prima che la chiesa fosse costruita). Lunga quanto il presbiterio, vi si accede tramite cinque archi che portano a tre rampe di scale corrispondenti rispettivamente alle navate della chiesa. L'altezza varia dai 4 ai 4,5 metri. Sul soffitto sono presenti volte a crociera che poggiano su trentotto colonne che, a loro volta, suddividono la cripta in tre navate centrali e quattro laterali. Le quattro navate a sinistra presentano un'asimmetria essendo presente una vela rinforzata in tempi successivi con archi di mattoni a tutto sesto. Su questa volta sono presenti affreschi di Taddeo Gaddi che risalgono al 1341. Le colonne e i capitelli sono di fattura e materiali diversi (marmo scanalato, marmo liscio, pietra serena, cotto); sui capitelli è ancora presente traccia della doratura effettuata nel 1342 da Taddeo Gaddi. L'altare è molto probabilmente posteriore a quello del presbiterio, un tempo era circondato da una cancellata (1338), ancora presente in parte, e da un coro in legno. L'illuminazione è dovuta a cinque finestre.
La cripta |
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