Historie medievali feudal Japan: la vita di una persona comune
Come si svolgeva la vita della gente comune nel Giappone feudale dalla nascita alla morte? Oggi proveremo a dare qualche risposta ripercorrendo la vita di un comune individuo di quei tempi. Cercheremo di dare un'indicazione generica sugli aspetti più comuni, quindi cominciamo il nostro viaggio.
Una scena di campagna giapponese, dove si svolgeva la vita di gran parte delle persone |
Innanzitutto partiamo dalla nascita: il parto era un evento molto riservato dove la partoriente non poteva urlare per il dolore: infatti urlare, anche per il dolore, veniva considerata una forma di indecenza; ragion per cui bisognava stringere i denti fino alla fine del travaglio. Durante il parto, si era soliti pagare un monaco buddhista affinché pregasse per scacciare eventuali demoni; i monaci costavamo molto, quindi le famiglie povere potevano ingaggiare un più economico cacciatore che, vibrando periodicamente la corda del proprio arco, scacciava via eventuali demoni malvagi. Nei casi di famiglie ancora meno abbienti era il padre del nascituro che con le preghiere avrebbe fatto le veci del monaco o del cacciatore, tutelando così il neonato.
Tre giorni dopo il parto veniva assegnato un nome al bambino: per i maschi veniva dato un nome che era in funzione della primogenitura o meno del bambino, ad esempio Ichiro (primo nato), o Jiro (secondo nato); per le femmine di solito veniva dato il nome di un fiore o di una qualità.
A un mese dalla nascita invece, il neonato veniva portato al tempio affinché ricevesse la protezione degli dei locali e lo riconoscessero come membro della comunità del villaggio in cui viveva.
A quattro mesi di vita il pargolo veniva svezzato con una pappetta di riso e, con una festa, i genitori gli facevano gli auguri di una buona salute.
A un anno di età veniva festeggiato il primo compleanno: il bambino, esattamente come per i compleanni di oggi, riceveva doni da parte della gente della comunità fra cui i primi giocattoli; giocattoli tipici del periodo medievale erano bambole di pezza o figure di legno. Per ragioni di risparmio gli abiti che si compravano erano estremamente larghi, affinché il bambino li riempisse crescendo e quindi fossero usati per diversi anni.
Passiamo ai 4 - 5 anni di età: questa età è anch'essa importante per l'individuo giapponese medievale in quanto riceveva il primo taglio di capelli della sua vita. Essendo vestiti uguali e avendo tagli simili, maschi e femmine sono ancora irriconoscibili gli uni dagli altri. Nelle campagne i giochi preferiti dai bambini erano la pallamaglio, con cui si spingeva una palla con un piccolo maglio, le gare di velocità su trampoli di legno e giocare a inseguire le libellule, viste come insetti aggraziati e quindi molto apprezzati. Se i bambini compivano marachelle, i genitori al massimo li sgridavano ma non li punivano; questo perché si pensava che essi fossero così amati dalle divinità reincarnarsi in loro; quindi picchiare un bambino era rischioso, in quanto si sarebbe potuta dare una percossa ad una divinità.
A 7 anni si usciva dall'infanzia: ai maschi veniva dato un pantalone, detto hakama; alle femmine invece il kimono. Maschi e femmine non potevano più giocare né dormire insieme. I bambini, non ritenuti più tali, entravano molto presto a contatto con le tematiche sessuali, viste come un aspetto come gli altri della vita umana e quindi non soggetto a particolari tabù.
Alcuni degli abiti tipici giapponesi |
A 13 anni maschi e femmine entravano ufficialmente nell'età adulta con una cerimonia (vi invitiamo a notare quanto fosse precoce il raggiungimento dell'età adulta rispetto ai giorni nostri); ai maschi veniva fatto un nuovo taglio di capelli e dato un nuovo nome, mentre alle femmine delle famiglie ricche si praticava la depilazione delle sopracciglia, l'aggiustamento dell'acconciatura dei capelli e la pittura dei denti di nero, che all'epoca veniva considerato un canone assoluto di bellezza. La depilazione delle sopracciglia non veniva praticata nelle famiglie povere. Al termine di questa cerimonia, maschi e femmine erano ufficialmente adulti. Il maschio andava a lavorare nei campi aiutando i più anziani e cominciava a cercare moglie; anche le femmine aiutavano nei campi. Per quel che concerne un approfondimento sulla donna nel Giappone feudale, vi lasciamo il link a questo articolo che ne ripercorre gli aspetti più caratteristici.
Divenuti adulti, i giapponesi erano pronti per il matrimonio, momento cruciale nella vita di un individuo medievale in quanto si era nella condizione sociale di poter avere una prole e quindi una famiglia. I maschi avevano fretta di sposarsi, in modo da avere presto dei figli che potessero aiutarli presto nel lavoro dei campi; invece le donne vedevano il matrimonio come qualcosa da rinviare il più possibile, in quanto avrebbero perso parte delle libertà di cui godevano. La fanciulla, prima del matrimonio, doveva andare a vivere per un periodo di uno o più mesi nella casa dei futuri suoceri per imparare gli usi e i costumi della nuova famiglia, oltre che per farsi conoscere. La cerimonia nuziale veniva svolta da un monaco buddhista che invocava gli spiriti degli antenati; la coppia si scambiava tre coppe di sakè, da bere in tre sorsi; dopo la cerimonia si mangiava e si beveva, senza alcun protocollo o etichetta di sorta, alla fine di festeggiare in modo spensierato la nuova unione nuziale, abbandonando così rigide convenzioni sociali e lasciandosi anche andare a battute scurrili e volgari. Il matrimonio sarebbe stato regolare se la coppia avesse avuto un figlio; esisteva il divorzio, anche se era mal visto dalla comunità.
Scena di coppia fra due sposi |
Infine arriviamo al momento finale della vita, ossia la morte. La persona comune medievale, una volta morta, diventava uno degli spiriti della natura che proteggevano i viventi; la casa e la famiglia erano ormai nelle mani della nuova generazione, che a sua volta aveva messo al mondo dei figli. Il cadavere veniva bruciato insieme agli averi a cui il defunto era affezionato affinché fosse accompagnato nell'aldilà. La pratica di essere inumati/bruciati coi propri averi è comune a molte civiltà, e quella giapponese non sembra essere stata da meno sotto questo punto di vista.
Altro aspetto interessante è che le vedove potevano scegliere se risposarsi, ovviamente dopo necessario un periodo di lutto, o meno: se sceglieva di non farlo la donna si sarebbe tagliata i capelli; questo era un atto simbolico che indicava agli individui della comunità in cui viveva che ella rinunciava ai piaceri terreni e alla compagnia maschile. Si trattava di scelte di vita entrambe rispettate durante il Giappone medievale.
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