L'invenzione degli occhiali
Con la diffusione dei libri, fra l'alto e il basso medioevo, emerse sempre di più la criticità di chi aveva problemi di lettura per via dei difetti della propria vista. Questo problema, soprattutto nell'ambiente monastico o per chi doveva fare lavori di precisione, portava a limitazioni per certi versi drammatiche, impedendo ai letterati di poter fare il proprio lavoro.
Come si risolse la criticità che andava via via emergendo? Vediamolo insieme.
Modello tipico di occhiali medievali |
Siamo nell' XI secolo, e lo scienziato arabo Ibn al-Haytham ha studiato la struttura dell'occhio. Questo studio è una premessa fondamentale, in quanto ragionando sull'anatomia del bulbo oculare e sulla cornea umana, cominciarono i primi studi di ottica. I documenti ci dicono che nel XIII secolo cominciano a diffondersi le cosiddette “pietre di lettura”: si tratta di lenti piano-convesse, ossia semisferiche, che si usavano come lenti d’ingrandimento, considerate le antesignane degli occhiali. Altri documenti affermano che nel 1306, durante un sermone a Firenze, un domenicano affermò: "Non sono passati neanche vent'anni da quando si è sviluppata l’arte di fabbricare gli occhiali. Si tratta di una delle arti più importanti e indispensabili che il mondo abbia elaborato, e si è sviluppata solo da poco […] Io ho conosciuto colui che scoprì e creò gli occhiali, e ho parlato con lui".
Una delle ipotesi più accreditate vuole che sul finire del XIII secolo il frate domenicano Alessandro della Spina abbia inventato gli occhiali.
Miniatura del monaco Alessandro della Spina |
I primi occhiali erano costituiti da una coppia di lenti montate all’interno di cerchi di legno o di corno, fissate da un chiodo, che dovevano essere appoggiate sul naso. Le lenti erano biconvesse, cioè convesse da entrambi i lati, e risolvevano i problemi della vista da vicino, come la presbiopia. Esistono anche riferimenti ai minerali preziosi che venivano impiegati, come il quarzo trasparente o il vetro di berillo. I primi occhiali sono stati associati anche alla tecnica di lavorazione del vetro a base di sabbia, potassio e carbonato di sodio, sviluppatasi a Bisanzio e poi adoperata anche a Venezia.
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