L'espansione araba nel periodo del califfato degli Omayyadi (651- 750)

In un articolo precedente parlammo dell'espansione araba nel periodo dei califfi Ortodossi (632-661), oggi continuiamo la storia con l'espansione araba sotto l'influenza del califfato degli Omayyadi.

Con la dinastia degli Omayyadi (651-750) il cuore del potere musulmano si spostò verso le regioni delle antiche civiltà orientali, tanto che la Siria con capitale Damasco, divenne il centro politico dell' impero. Durante il califfato degli Omayyadi l'impero musulmano si rese protagonista di una nuova fase di espansione territoriale. A Oriente, tra il 651 e il 715 d.C. gli Arabi riuscirono ad allargare il loro dominio fino all'Indo, mentre a nord-est arrivarono ai confini della Cina. Più complesse furono invece le vicende che portarono alla conquista dei territori nordafricani, ben difesi da bizantini e beduini. Qui, infatti, si resero necessarie varie campagne militari per impossessarsi della regione di Cartagine. Nel 710, benché la parte nord occidentale dell'Africa potesse ormai considerarsi sotto il controllo musulmano, gli Arabi faticavano ancora ad aver ragione sulle tribù indigene che non accettavano di buon grado l'idea di doversi sottomettere ai califfi.

Espansione degli Omayyadi nel VII-VIII 

 Nel 711 un esercito musulmano salpato dalla costa africana al comando di Tarik attraversò lo stretto di Gibilterra (Gebel al Tarik, "Monte di Tarik") e giunse in Spagna. Qui abbatté il debole regno dei Visigoti e, nel 720, occupò la Settimania, l'ultima propaggine dello stato visigoto situato nella Francia meridionale, venendo così a minacciare da vicino il regno franco dei Merovingi. L'avanzata araba venne fermata a Poitiers (721) dal duca Eudes di Aquitania, il quale però, 11 anni dopo veniva a sua volta sconfitto. Eudes decise allora di chiedere aiuto a Carlo Martello. Il re franco batté nuovamente gli Arabi a Poitiers nel 732. Mentre era in corso l'espansione araba in Spagna, su un altro fronte anche i Bizantini, guidati dall'Imperatore Leone III l'Isaurico, organizzarono un offensiva per frenare l'ondata musulmana che nel frattempo era giunta ad assediare Costantinopoli.

Un dipinto della Battaglia di Poitiers 732

I Bizantini riuscirono a distruggere la flotta araba e ad allontanare il nemico dalle mura della città. Grazie a una proficua alleanza con i Cazari (740), Leone III poté respingere i musulmani anche dall'Asia minore. Dopo queste vittorie bizantine, le forze arabe, pur continuando a premere sui confini dell'Impero, non furono più in grado di minacciarne l'esistenza. Sebbene l'Islam vincita si alla guerra santa, intesa come conquista dei territori abitati dagli infedeli, gli Arabi in realtà, non pretendevano la conversione religiosa e dei vinti, ma si accontentavano che questi accettassero il nuovo governo che veniva loro imposto. Ciò nonostante, la grande stagione dell'espansionismo arabo fu accompagnata dalla conversione in massa dei conquistati. L'Islam, infatti, era portatore di una religione semplice, basata sul monoteismo, e i popoli conquistati erano spesso molto vicini al monofisismo e per questo in aperto contrasto con Costantinopoli. Non solo, l'Islam predicava l'avvento di una società più giusta e prometteva un aldilà ricco di beni materiali, prospettive che non potevano non incontrare il favore della popolazione più povera. Ma non furono solo le frange meno abbienti della società convertirsi. Diventare musulmani, infatti, comportava all'acquisizione dei benefici fiscali e materiali di cui godevano i fedeli, e questo favorì la conversione dei ceti dei mercanti e dei proprietari terrieri.

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