Vent'anni di oscurità

No, non è una metafora: dal 536 dopo Cristo, il mondo è davvero finito in un periodo in cui sembra che vaste porzioni del pianeta siano davvero state illuminate di meno dal Sole. Come mai tutto questo? Dai documenti e dalle testimonianze arrivate fino a noi, sembrerebbe che il sole splendesse per meno di quattro o cinque ore al giorno, con una luce simile a quella lunare, per intensità; i cinesi parlano addirittura di eclissi solari, anche se i dati sui cicli astronomici sembrano contraddire ciò. Dell'anno 536 ne abbiamo già parlato in un nostro articolo, dove accennammo all'eruzione di un vulcano in Islanda o in Indonesia. Fra i ricercatori, comunque, comincia a farsi strada l'ipotesi dell'impatto di un grosso meteorite. 

Vediamo insieme lo stato delle conoscenze in merito.

Un'eruzione vulcanica: una delle probabili ragioni della crisi climatica cominciata nel 536

Partiamo dalle prove documentali in nostro possesso:
Procopio di Cesarea, storico dell'Impero Romano d'Oriente, nella sua Istoria delle guerre Vandaliche, per il 537 dopo Cristo ci dice che: "Tutto quest'anno fu eziandio segnalato da un grandissimo prodigio, apparendo il sole privo di raggi a simiglianza della luna, e quasi il più dei giorni cercaronlo indarno gli umani sguardi; spoglio pertanto dell'ordinario chiaror suo risplendeva oscuro e fosco anzi che no: presagio, al tutto verificatosi, d'imminente guerra, di peste, fame, e d'ogni altro malore correva in quello stante l'anno decimo dell'imperatore Giustiniano"
Un altro storico romano, Cassiodoro, nelle sue Variae cita testualmente: "il sole sembra aver perso la capacità di splendere e ha assunto un colore bluastro (…), i corpi non lasciano ombre sul terreno, la luce solare un tempo potente riesce a scaldare solo debolmente la pelle, e tutto scorre come in un'interminabile eclissi lunga un intero anno (…), in estate è mancato il caldo, i raccolti sono stati gelati dai venti del nord (…) e la pioggia non vuol più cadere dal cielo".

Cassiodoro, storico e senatore romano

Ci sono poi altri documenti: gli Annali Gaelici irlandesi segnalano cattivi raccolti e carestie per il 536-539; in Cina, invece, sono registrate nevicate per il mese di agosto; viene poi rilevata una densa nebbia secca fra Cina, Medioriente e continente europeo; mentre la civiltà Moche in Perù ha subito, per questo periodo, una forte siccità.
Diverse sono le ipotesi che sono state fatte dagli scienziati: le più gettonate riguardano una potente eruzione vulcanica, avvenuta in Indonesia o in Islanda, che ha emesso una quantità tale di ceneri e anidride solforosa in atmosfera, da bloccare in modo potente l'ingresso dei raggi solari, provocando un raffreddamento che si è protratto per svariati anni; in particolare, la geologa Dallas Abbott, della Columbia University, che insieme al collega John Barron, ha analizzato una carota di ghiaccio estratta in Groenlandia, la quale ha conservato chiare testimonianze di eruzioni vulcaniche sottomarine che riversarono in atmosfera i sedimenti e i microrganismi alla base della riduzione della luce solare.
Sono note eruzioni di vulcani in superficie, tra il 536 e il 541, ma nessuna di intensità tale da emettere così tanta anidride solforosa da bloccare la luce solare, creando nell'atmosfera una pellicola capace di respingere le radiazioni solari, come invece si verificò. E questo lo si può affermare con certezza, perché in nessun sedimento terrestre, né in alcuna carota di ghiaccio, vi sono indizi a supporto di tale ipotesi. Per questo motivo, Abbott e Barron sospettarono inizialmente che la polvere che oscurò così a lungo il Sole potesse essere arrivata da materiale proveniente dallo spazio, senza però trovare testimonianze storiche e geologiche a supporto. 

Un esempio di meteorite
Ecco perchè l'ipotesi dell'impatto meteorico, al giorno d'oggi, viene presa in considerazione dalla comunità scientifica, divenendo un altro possibile campo di indagine per capire cosa sia successo in quegli anni difficili del periodo medievale.

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