Le bocche da fuoco secondo Francesco di Giorgio Martini

Il Medioevo è quell'epoca in cui ci sono state notevoli invenzioni: tra queste, nel contesto militare, abbiamo un'ampia evoluzione sia in ambito difensivo che offensivo, ma quello che oggi vogliamo proporvi è un approfondimento sulle bocche da fuoco sul finire del Medioevo.  Come abbiamo già accennato in un precedente articolo riguardo alle armi da fuoco, ci siamo soffermati sulle prime, che furono utilizzate nei secoli tra il XIV e il XV, mentre a distanza di circa cento o centocinquanta anni, le armi ossidionali evolvono ulteriormente. Le primitive bombarde conosciute, risalenti al XIV secolo, erano di struttura conica, con l'evidente intento di poter tirare palle di pietra di vario diametro. 

L'idea decadde per ovvie ragioni: a causa dell'espansione dei gas che si compiva inefficacemente non appena il proietto si scostava dall'anima; questo pose le basi per quei nuovi pezzi a tiro curvo, comparsi nel 1500, divenuti noti come mortai. Verso la fine del 1400 Francesco di Giorgio Martini, grazie al suo "Trattato di architettura civile e militare", scritto durante la permanenza presso la corte del Ducato di Urbino, elencò sei bocche da fuoco grandi, due medie e due piccole (queste ultime l'archibugio o archibuso e il noto scoppietto). Prima tra le prime la bombarda, lunga 5-6 o 7 metri, per palle di pietra (le molières francesi) da 100 Kg e 412 mm di diametro. Seconda, il mortaro o mortaio, lungo 1,7-2,0m, con palle da 67-100 Kg, 362-412 mm di diametro. Terza, la mezzana (o moiana, come più spesso venne in seguito chiamata a bordo delle galere, dal francese moyenne), lunga 3,5m, con palla da 17 Kg e 226mm di diametro. 

Quarta, la cortalda, lunga 4,0m, palle di pietra da 20-34 Kg, diametro di 240mm. Quinta, la passavolante, lunga 6,0m, palle di piombo e ferro da 5Kg, con diametro di 100mm. Sesta, il basilisco, lungo 7,5-8,5m, palle di pietra o di ferro da 6,8 Kg e 118-122mm di diametro. Altri pezzi di artiglieria medie erano la cerbottana, lunga 2,7-3,4m, palle di piombo da 0,7-1,0 Kg di 48-55mm di diametro; la spingarda, lunga 2,7m, con palle di pietra da 3,5-5 Kg, con diametro di 130-150mm. Scorrendo questi elenchi, si nota subito che manca il termine destinato a soppiantare tutti gli altri: il cannone, vocabolo d'origine francese che nei primi tempi e fino agli inizi del XVI secolo, designava soltanto la parte minore e inferiore (poi detta mascolo) delle bombarde, mentre quella maggiore e superiore era detta tromba

Nel più puro spirito rinascimentale, queste artiglierie presentavano forme di squisita bellezza classica, in verità più simili a calici e a colonne che non a bocche da fuoco, ma quanto a principi balistici e a praticità d'impiego erano ancora molto acerbe; ciò non toglie che già all'inizio del 1400 le bocche da fuoco fossero stimate armi di prima classe. Per quanto riguarda la cerbottana  e la spingarda, rappresentano due fenomeni autonomi di particolare interesse linguistico e tecnico. La cerbottana, parola d'origine persiana giunta in Europa attraverso l'arabo zarobotana, che oggi conosciamo come "canna da lancio pneumatico a fiato" con cui tirare frecce o pallottole di terracotta, era nel Tardo Medioevo, una "canna da fuoco lunga".

La cerbottana da fuoco  ebbe vita breve, a differenza della spingarda, pezzo minore apparso nel XV secolo, ma esistente sin dal XIII secolo, quando era molto probabilmente un'arma nevrobalistica. Per concludere, queste armi d'assedio furono impiegate moltissimo durante gli assedi, anche perché le mura difensive delle città avevano una struttura più solida rispetto ai secoli precedenti, già soltanto per il fatto di essere più spesse, cosa che richiedeva una maggior potenza di fuoco per farvi breccia. Secondo le fonti storiche, queste armi vennero usate anche sui campi di battaglia facendo a volte la differenza tra la vittoria e la sconfitta.

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