Le vette dell'arte medievale: Il campanile di Santa Maria del Fiore
In una Firenze dalle grezze mura di pietra e dai tetti in cotto, agli albori del XIV Secolo, comincia ad emergere una vera e propria poesia di marmi policromi che ne illuminerà tutto il centro, donandole un'iconicità che attraverserà i secoli, fino ad arrivare ai giorni nostri: la basilica di Santa Maria del Fiore.
Già in un articolo passato abbiamo parlato della cupola della mastodontica cattedrale; oggi, invece, ci concentriamo su di un altro elemento del complesso: il suo campanile, che si erge per quasi 85 metri nel cuore della città. Si tratta un campanile isolato e, per tale ragione, assume ancora più imponenza e maestosità, nonostante la vicina presenza della basilica. La sua costruzione comincia nel lontano 1298 per mano di Arnolfo di Cambio, scultore, architetto ed urbanista italiano, attivo fra Roma e Firenze in quegli anni. È suo il progetto di Santa Maria del Fiore, per la realizzazione del quale pensa ad una decorazione in marmi policromi che vanno dal bianco, al rosso al serpentino.
Arnolfo costruisce il piano terra ed il primo piano del campanile, che subito appare imponente: parliamo infatti di una pianta quadrata di lato 15 metri, con costoloni angolari che ne rafforzano l'impatto visivo.
Nel 1334, quando il Campanile ancora deve arrivare al primo piano, subentra Giotto di Bondone come capocantiere. Rispetto al predecessore Arnolfo, Giotto si concentra solo ed esclusivamente sul campanile, lasciando perdere la cattedrale. L'artista pensava ad un campanile dall'aspetto diverso da quello attuale, caratterizzato da una cima dal tetto a falde molto basse: Giotto infatti, immaginava una cima cuspidata, tipica dei dettami dell'arte gotica, che avrebbe portato l'altezza del campanile ad oltre 110 metri.
Seguendo la policromia di marmi scelta per la basilica, Giotto decora la struttura, a mano a mano che cresce, con marmi che vanno dal bianco al serpentino al rosso, presi dalle cave sparse per la Toscana. Pensa inoltre ad un grandioso ciclo figurativo che adornerà il basamento del campanile: una serie di raffigurazioni, infatti, accomunano il campanile ad altre grandi imprese della scultura figurativa, come i portali delle cattedrali romaniche e gotiche.
Raggiunta la fine del primo piano, l'artista assottiglia le mura di quasi mezzo metro, e questo genera un problema nella sua elevazione in altezza. Nel 1337 Giotto muore, ed Andrea Pisano prende il suo posto come capo cantiere, proseguendo l'arredo decorativo stabilito dal predecessore, con cui aveva collaborato, ma apportando modifiche al progetto al fine di farlo elevare in altezza, inspessendo i muri e recando modifiche strutturali alle sale interne al campanile. Questi accorgimenti consentirono al campanile di arrivare fino a 85 metri in altezza.
Pisano dirige i lavori fino al 1348 con alterne vicende e problemi costruttivi continui. Poi, la peste blocca i lavori, che riprendono solamente con Francesco Talenti, che finalmente arriva alla vetta del campanile nel 1359. I precedenti problemi di statica incontrati dal Pisano, dovuti alla sistemazione di vani scala e alle dimensioni dei vani interni, sono ormai superati, e quindi Talenti deve pensare a realizzare gli ultimi tre piani rimasti, contenenti le finestre bifore di stile gotico, che rafforza con quattro grandi pilastri di sostegno.
Come detto precedentemente, a lui si devono tre piani: i due più bassi con un caratteristico motivo di bifore accoppiate, forse di origine senese; l'ultimo con la cella campanaria aperta da enormi trifore con timpano.
Al di sopra della cella, viene eseguita una piattaforma aggettante con una ricca balaustra in luogo della cuspide prevista nel progetto giottesco: Vasari credette che questa scelta fu dettata da una precoce reazione contro il gusto gotico.
Per finire l'opera, Francesco inoltre si sposa più avanti con la figlia di Giotto, proprio nella chiesa di fianco al campanile.
Il campanile è ormai terminato, ed il suo marmo splendente svetta su tutta Firenze, determinandone panorama ed iconicità per secoli. Santa Maria del Fiore è stata una grande sfida, tecnica, umana e artistica, per certi versi epica, e che ha pochi analoghi nel corso della storia. Una sfida di crescita che tutt'oggi possiamo ammirare in tutta la sua bellezza.
La basilica di Santa Maria del Fiore, col campanile di Giotto in primo piano |
Già in un articolo passato abbiamo parlato della cupola della mastodontica cattedrale; oggi, invece, ci concentriamo su di un altro elemento del complesso: il suo campanile, che si erge per quasi 85 metri nel cuore della città. Si tratta un campanile isolato e, per tale ragione, assume ancora più imponenza e maestosità, nonostante la vicina presenza della basilica. La sua costruzione comincia nel lontano 1298 per mano di Arnolfo di Cambio, scultore, architetto ed urbanista italiano, attivo fra Roma e Firenze in quegli anni. È suo il progetto di Santa Maria del Fiore, per la realizzazione del quale pensa ad una decorazione in marmi policromi che vanno dal bianco, al rosso al serpentino.
Arnolfo costruisce il piano terra ed il primo piano del campanile, che subito appare imponente: parliamo infatti di una pianta quadrata di lato 15 metri, con costoloni angolari che ne rafforzano l'impatto visivo.
Disegno schematico che illustra il campanile in pianta e in sezione. Da notare i costoloni angolari che conferiscono imponenza alla struttura |
Nel 1334, quando il Campanile ancora deve arrivare al primo piano, subentra Giotto di Bondone come capocantiere. Rispetto al predecessore Arnolfo, Giotto si concentra solo ed esclusivamente sul campanile, lasciando perdere la cattedrale. L'artista pensava ad un campanile dall'aspetto diverso da quello attuale, caratterizzato da una cima dal tetto a falde molto basse: Giotto infatti, immaginava una cima cuspidata, tipica dei dettami dell'arte gotica, che avrebbe portato l'altezza del campanile ad oltre 110 metri.
L'idea di Giotto per il campanile |
Seguendo la policromia di marmi scelta per la basilica, Giotto decora la struttura, a mano a mano che cresce, con marmi che vanno dal bianco al serpentino al rosso, presi dalle cave sparse per la Toscana. Pensa inoltre ad un grandioso ciclo figurativo che adornerà il basamento del campanile: una serie di raffigurazioni, infatti, accomunano il campanile ad altre grandi imprese della scultura figurativa, come i portali delle cattedrali romaniche e gotiche.
Raggiunta la fine del primo piano, l'artista assottiglia le mura di quasi mezzo metro, e questo genera un problema nella sua elevazione in altezza. Nel 1337 Giotto muore, ed Andrea Pisano prende il suo posto come capo cantiere, proseguendo l'arredo decorativo stabilito dal predecessore, con cui aveva collaborato, ma apportando modifiche al progetto al fine di farlo elevare in altezza, inspessendo i muri e recando modifiche strutturali alle sale interne al campanile. Questi accorgimenti consentirono al campanile di arrivare fino a 85 metri in altezza.
Scorcio del campanile |
Pisano dirige i lavori fino al 1348 con alterne vicende e problemi costruttivi continui. Poi, la peste blocca i lavori, che riprendono solamente con Francesco Talenti, che finalmente arriva alla vetta del campanile nel 1359. I precedenti problemi di statica incontrati dal Pisano, dovuti alla sistemazione di vani scala e alle dimensioni dei vani interni, sono ormai superati, e quindi Talenti deve pensare a realizzare gli ultimi tre piani rimasti, contenenti le finestre bifore di stile gotico, che rafforza con quattro grandi pilastri di sostegno.
Come detto precedentemente, a lui si devono tre piani: i due più bassi con un caratteristico motivo di bifore accoppiate, forse di origine senese; l'ultimo con la cella campanaria aperta da enormi trifore con timpano.
Al di sopra della cella, viene eseguita una piattaforma aggettante con una ricca balaustra in luogo della cuspide prevista nel progetto giottesco: Vasari credette che questa scelta fu dettata da una precoce reazione contro il gusto gotico.
Osservando il tetto, è possibile notare come esso sia diverso da, progetto giottesco originario |
Per finire l'opera, Francesco inoltre si sposa più avanti con la figlia di Giotto, proprio nella chiesa di fianco al campanile.
Il campanile è ormai terminato, ed il suo marmo splendente svetta su tutta Firenze, determinandone panorama ed iconicità per secoli. Santa Maria del Fiore è stata una grande sfida, tecnica, umana e artistica, per certi versi epica, e che ha pochi analoghi nel corso della storia. Una sfida di crescita che tutt'oggi possiamo ammirare in tutta la sua bellezza.
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