Il vino nel Medioevo
Il crollo dell’Impero Romano portò ad una forte crisi per la viticoltura che, conseguentemente, causò un crollo di notevole entità anche nel consumo di vino.
Questa crisi fu aggravata durante il periodo di influenza araba, fra il 600 e il 1000 d. C.. Il Corano proibisce di consumare bevande alcoliche, e di conseguenza, nei territori soggetti alla dominazione araba, venne sradicata una ingente quantità di vigne, al fine di evitare che l’uva venisse utilizzata per la produzione ed il consumo di vino.
Questa crisi fu aggravata durante il periodo di influenza araba, fra il 600 e il 1000 d. C.. Il Corano proibisce di consumare bevande alcoliche, e di conseguenza, nei territori soggetti alla dominazione araba, venne sradicata una ingente quantità di vigne, al fine di evitare che l’uva venisse utilizzata per la produzione ed il consumo di vino.
Mescita di vino rosso, Tacuinum sanitatis casanatensis (XIV secolo) |
A dare un nuovo slancio alla produzione di vino, nel Medioevo, fu la Chiesa cattolica, soprattutto mediante i monaci benedettini e cistercensi. Venne incentivato il ritorno alla produzione e al consumo di vino realizzando, nelle abbazie, scuole di vinificazione e centri di coltivazione e produzione. Queste opere venivano giustificate dalla necessità di produrre il vino per la celebrazione eucaristica.
Nella Regola benedettina, San Benedetto da Norcia afferma: “Ben si legge che il vino ai monaci assolutamente non conviene; pure perché ai nostri tempi è difficile che i monaci ne siano persuasi, anche a ciò consentiamo, in modo però che non si beva fino alla sazietà.".
Nella Regola benedettina, San Benedetto da Norcia afferma: “Ben si legge che il vino ai monaci assolutamente non conviene; pure perché ai nostri tempi è difficile che i monaci ne siano persuasi, anche a ciò consentiamo, in modo però che non si beva fino alla sazietà.".
Monaco celleraio prova del vino, da 'Li Livres dou Sant_' manoscritto francese, tardo XIII secolo |
Nel Medioevo la viticoltura subisce non pochi cambiamenti. È in questo periodo che cominciarono ad essere adottate le bottiglie di vetro e che si ritornò all'utilizzo dei tappi di sughero, il cui uso era stato accantonato dal tempo dei romani. Inoltre, vennero sviluppate delle tecniche di coltivazione e produzione che resteranno pressoché invariate fino al XVIII secolo.
Il vino, nel Medioevo, era considerato una bevanda destinata all’uso quotidiano, quasi come fosse un genere di prima necessità. Secondo il filosofo napoletano Giambattista Vico, vissuto fra il XVII e il XVIII secolo, questa concezione del vino fu un indicatore della rozzezza che caratterizzò questa epoca.
Miniatura medievale con pigiatura dell'uva nel vigneto |
Una volta ripartita la produzione, diversi furono i vini italiani che raggiunsero una certa notorietà, tra cui vale la pena di segnalare, il vino delle Cinque Terre, il Trebbiano, la Malvasia, il Sangioveto e la Vernaccia di San Gimignano, il vino di Montepulciano, il Greco, la Guernaccia, la Romeca del Lazio, ed il Moscati e la Malvasia di Lipari, molti dei quali sono vini che godono di una certa reputazione ancora oggi.
Infine, uno sguardo a ciò che accadeva fuori dall'Europa, dove si inizierà a produrre vino solo diversi secoli più tardi. Nel Sud America le prime viticolture di cui si ha testimonianza sono quelle cilene, del XVI secolo. In Sudafrica si cominciò a produrre vino nel XVII secolo, mentre in Nord America la viticoltura è stata introdotta nel XVIII.
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