La fine di un'era
In un precedente articolo abbiamo visto qual è stato il periodo in cui la penisola italiana ha toccato il fondo durante il Medioevo, ossia durante le Guerre Gotiche. Continuiamo a vedere come è proseguita la vicenda, e quali macerie ha lasciato sul nostro territorio.
Nel 552 dopo Cristo Narsete è di nuovo in Italia passando per la laguna veneta, in quanto i Franchi gli impediscono di passare via terra. In Umbria, dalle parti dell'odierna Gualdo Tadino, becca Totila ed il suo esercito, che dopo un'asprissima battaglia batte in ritirata. Totila morirà nei pressi di Caprara, e Narsete congedò i suoi mercenari di origine longobarda, in quanto si davano ad eccessivi saccheggi e stupri. Mentre i Bizantini riconquistano l'Italia centrale pezzo per pezzo, a Pavia, capitale degli Ostrogoti, viene eletto come re Teia. I barbari al servizio dei Bizantini, giunti a Roma, la saccheggiarono e la depredarono, gettando sulla città ulteriore devastazione. Alla notizia del nuovo saccheggio di Roma, Teia diede ordine di giustiziare i Patrizi bizantini nelle sue mani, come forma di rappresaglia.
Ma Narsete è stanco di questa guerra e vuole farla finita, quindi decide di puntare sulla roccaforte dei Goti, dove è custodito un importante tesoro del regno nemico: Cuma. Il re Teia, allarmato, raggiunge la Campania, ed incontra l'esercito Bizantino nella piana del Sarno: lo scontro finale sta per avere inizio. L'intercettamento dei rifornimenti dei Goti sul Sarno, costrinse questi ultimi a ripiegare sui monti Lattari, dove cominciò un'aspra battaglia che culminò con la capitolazione di Teia e con la fine del regno dei Goti. E' l'ottobre del 552 d.C.
Ma le vicende non finiscono qui: le ultime sacche di resistenza dei Goti mandano dei messaggi a Teodobaldo, re dei Franchi. Quest'ultimo manda in Italia i suoi generali Butilino e Leutari, che discendono la penisola. Narsete sale verso nord sperando di contrastarli, ma ferma la loro avanzata in pianura Padana; di qui si mise di stanza a Ravenna, dove decise di dirigersi verso Roma nel 554. Nel frattempo, i Franco alemanni tornarono a scendere in penisola: conquistarono diversi territori in Italia centrale, mentre Butilino, sbarcato nei pressi dello stretto di Messina, decise di risalire l'Italia meridionale per puntare in Campania. Nella piana del Volturno Narsete sconfisse i Franchi e, fra il 555 ed il 562, ripulì la penisola da tutte le sacche di resistenza rimaste. La Guerra Gotica era finita.
Impatto sull'Italia
La penisola usciva radicalmente cambiata dalla guerra: le città erano ormai devastate e parzialmente disabitate; in molti si erano rifugiati in campagna, in ville fortificate, oppure sulla cima delle colline, in case altrettanto fortificate, accelerando così un processo di ruralizzazione che porterà alla fine dell'immagine dell'età classica, facendo entrare definitivamente la penisola in un aspetto medievale. Peste e carestie fecero il resto: illuminante la testimonianza di Procopio, storico dell'epoca:
Dopo questo evento, l'Italia non sarà mai più quella di prima; la quasi totalità di costruzioni di epoca romana resterà in rovina e l'impianto urbanistico di ciò che resta delle città tenderà a cambiare radicalmente. Ci vorranno diversi secoli prima che la penisola italiana ritrovi una sua stabilità, e torni ad essere un elemento di primo piano nello scenario politico europeo.
Rappresentazione artistica della battaglia dei monti Lattari |
Nel 552 dopo Cristo Narsete è di nuovo in Italia passando per la laguna veneta, in quanto i Franchi gli impediscono di passare via terra. In Umbria, dalle parti dell'odierna Gualdo Tadino, becca Totila ed il suo esercito, che dopo un'asprissima battaglia batte in ritirata. Totila morirà nei pressi di Caprara, e Narsete congedò i suoi mercenari di origine longobarda, in quanto si davano ad eccessivi saccheggi e stupri. Mentre i Bizantini riconquistano l'Italia centrale pezzo per pezzo, a Pavia, capitale degli Ostrogoti, viene eletto come re Teia. I barbari al servizio dei Bizantini, giunti a Roma, la saccheggiarono e la depredarono, gettando sulla città ulteriore devastazione. Alla notizia del nuovo saccheggio di Roma, Teia diede ordine di giustiziare i Patrizi bizantini nelle sue mani, come forma di rappresaglia.
Ma Narsete è stanco di questa guerra e vuole farla finita, quindi decide di puntare sulla roccaforte dei Goti, dove è custodito un importante tesoro del regno nemico: Cuma. Il re Teia, allarmato, raggiunge la Campania, ed incontra l'esercito Bizantino nella piana del Sarno: lo scontro finale sta per avere inizio. L'intercettamento dei rifornimenti dei Goti sul Sarno, costrinse questi ultimi a ripiegare sui monti Lattari, dove cominciò un'aspra battaglia che culminò con la capitolazione di Teia e con la fine del regno dei Goti. E' l'ottobre del 552 d.C.
Mosaico raffigurante Narsete, vincitore della guerra contro i Goti |
Ma le vicende non finiscono qui: le ultime sacche di resistenza dei Goti mandano dei messaggi a Teodobaldo, re dei Franchi. Quest'ultimo manda in Italia i suoi generali Butilino e Leutari, che discendono la penisola. Narsete sale verso nord sperando di contrastarli, ma ferma la loro avanzata in pianura Padana; di qui si mise di stanza a Ravenna, dove decise di dirigersi verso Roma nel 554. Nel frattempo, i Franco alemanni tornarono a scendere in penisola: conquistarono diversi territori in Italia centrale, mentre Butilino, sbarcato nei pressi dello stretto di Messina, decise di risalire l'Italia meridionale per puntare in Campania. Nella piana del Volturno Narsete sconfisse i Franchi e, fra il 555 ed il 562, ripulì la penisola da tutte le sacche di resistenza rimaste. La Guerra Gotica era finita.
Impatto sull'Italia
La penisola usciva radicalmente cambiata dalla guerra: le città erano ormai devastate e parzialmente disabitate; in molti si erano rifugiati in campagna, in ville fortificate, oppure sulla cima delle colline, in case altrettanto fortificate, accelerando così un processo di ruralizzazione che porterà alla fine dell'immagine dell'età classica, facendo entrare definitivamente la penisola in un aspetto medievale. Peste e carestie fecero il resto: illuminante la testimonianza di Procopio, storico dell'epoca:
Passò il tempo e venne di nuovo l'estate. Nei campi il grano maturava, ma non più abbondante come negli anni precedenti. Non era stato seminato in solchi ben tracciati dagli aratri e lavorati dalla mano dell'uomo, ma sparso solo sulla superficie, e perciò la terra aveva potuto farne germogliare soltanto una piccola parte; siccome poi nessuno lo aveva mietuto, giunto a maturazione, era caduto a terra, e non era più nato niente. Questo era accaduto anche in Emilia; perciò gli abitanti di quella regione avevano lasciato le loro case ed erano trasmigrati nel Piceno, pensando che, siccome quella terra era sul mare, non dovesse soffrire una totale mancanza di viveri. Anche i tusci erano angustiati per la fame... e molti di essi, che vivevano sui monti, macinavano le ghiande delle querce come se fosse frumento, e mangiavano le pagnotte fatte con quella farina. Naturalmente moltissimi caddero vittime di ogni specie di malattie... Nel Piceno, si parla di non meno di 50.000 tra i contadini, che perirono di fame, e molti di più ancora furono nelle regioni a nord del golfo Ionico... Taluni, forzati dalla fame, si cibarono di carne umana. Si dice che due donne, in una località di campagna sopra la città di Rimini, mangiarono 17 uomini... Molte persone erano così indebolite dalla fame, che... si gettavano su di essa [sull'erba] con bramosia, chinandosi per strapparla da terra; ma siccome non riuscivano perché le forze le avevano completamente abbandonate, cadevano sull'erba con le mani tese, e lì perirono... non si accostava neppure un avvoltoio, perché non offrivano nulla di cui essi potevano cibarsi. Infatti tutta la carne... era stata ormai consumata dal digiuno. Così stavano le cose in conseguenza della carestia.Le campagne abbandonate, videro il progredire dei boschi che ben presto avrebbero circondato gli sparuti centri urbani; la Chiesa, con Papa Pelagio, riuscì a trovare sostentamento grazie ai fondi dovuti alla confisca dei territori della Chiesa Ariana. Solo la Sicilia e Ravenna continuarono a prosperare nonostante i 25 anni di guerre continue. La fortissima pressione fiscale bizantina, dovuta al fatto che era strutturata sui sistemi ereditati dal vecchio Impero Romano, favorì i flussi migratori verso i territori Longobardi, aggravando ulteriormente la situazione demografica italiana. Nel 568 dopo Cristo furono i Longobardi stessi a dare il colpo di grazia ad una situazione martoriata, conquistando la penisola e sottraendo molti territori ai bizantini, come è possibile vedere nella mappa sottostante.
Territori conquistati dai Longobardi |
Dopo questo evento, l'Italia non sarà mai più quella di prima; la quasi totalità di costruzioni di epoca romana resterà in rovina e l'impianto urbanistico di ciò che resta delle città tenderà a cambiare radicalmente. Ci vorranno diversi secoli prima che la penisola italiana ritrovi una sua stabilità, e torni ad essere un elemento di primo piano nello scenario politico europeo.
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