Gravidanza e parto nel medioevo
In una società in cui la famiglia numerosa era la regola, gravidanze e parti erano eventi assai frequenti.
Il profondo senso religioso dell’epoca induceva a ritenere ogni pargolo una benedizione di Dio, ma accanto a questa concezione altamente spirituale della vita umana, se ne associava un'altra decisamente più pragmatica di carattere economico, in quanto soprattutto negli ambienti più poveri, contadini in particolare, si rendeva necessario il maggior numero possibile di braccia da impiegare in seguito (e neppure troppo tardi) nel duro lavoro dei campi.Un parto. Nel medioevo gravidanza e nascita erano momenti importanti della vita familiare |
Proprio a causa della forte influenza religiosa, l'aborto era proibito e la contraccezione era ritenuta immorale dalla chiesa (ciò nonostante, le donne utilizzavano comunque metodi per evitare la gravidanza, come il coito interrotto o l'inserimento di radice di giglio e rue nella vagina).
Con queste premesse, è chiaro quanto la gravidanza fosse un momento importante nella vita della donna e della sua famiglia, tanto da essere posta sotto la protezione di Sant'Anna, patrona delle partorienti; affinché tutto si risolvesse nel migliore dei modi, la gestante seguiva le medesime regole tutt'oggi valide, cercando innanzitutto di evitare inutili affaticamenti.
Alle signore incinte dell’epoca inoltre, si sconsigliava di bere vino.Raffigurazione del parto della papessa Giovanna nella pubblicazione di Heinrich Steinhöwel (1474) |
Il momento del parto era un grande evento domestico a cui assistevano e partecipavano, cercando di rendersi utili in ogni modo, tutte le donne della famiglia, quindi le sorelle, le cognate e la madre della partoriente, che restava a letto per circa due o tre settimane dopo la nascita del bimbo; il neonato, dopo essere stato completamente fasciato dai piedi alle spalle (tale malsana abitudine sarebbe scomparsa solo molti secoli dopo), veniva deposto nella culla, una semplice cesta in vimini nelle case più povere, il tipico lettino "dondolante" in legno dipinto, decorato o scolpito, in quelle più abbienti.
Discorso diverso per il taglio cesareo, che si iniziò a praticare a partire dal XIII secolo, ma solo su donne già decedute, nel disperato tentativo di salvare il bambino.
Nel corso del primo anno della sua vita, il piccolo veniva in genere nutrito solo con il latte, quello della mamma o quello di una prosperosa balia fatta arrivare appositamente dalla campagna. Purtroppo, non di rado, capitava che il bambino venisse lasciato nella cosiddetta "ruota degli esposti", presso qualche ospedale, proprio perché le condizioni economiche dei ceti meno abbienti non consentivano di accudirlo e di crescerlo nella maniera migliore.
Discorso diverso per il taglio cesareo, che si iniziò a praticare a partire dal XIII secolo, ma solo su donne già decedute, nel disperato tentativo di salvare il bambino.
Nascita di Fedreico II - stralcio dal codice Chigi L. VIII 296 (Biblioteca Vaticana) |
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