Il Culto e il Commercio delle Reliquie

Uno degli elementi caratteristici del Cristianesimo, sin dalle sue origini, è stato il culto delle reliquie: ossa, capelli, tessuti organici e oggetti, associati a santi e a martiri e ai loro sacrifici. Venivano conservate all'interno di contenitori speciali, i cosiddetti "reliquiari", custoditi nelle chiese affinché i fedeli le venerassero nel giorno dedicato al santo.
Il culto delle reliquie divenne particolarmente popolare nel Medioevo, tanto che, nel IX secolo, il diacono Deusdona creò un'associazione dedita alla loro vendita e ne avviò il commercio fuori dall'Italia. L'inevitabile crescita del mercato iniziò a frenare nel momento in cui scarseggiò la materia prima: è per questo che, se all'inizio l'interesse riguardava soltanto gli oggetti legati a Cristo, agli apostoli e ai martiri, presto si estese anche ai resti di altri santi, vescovi, abati e persino re aristocratici degni di aver condotto un'esistenza pia.

La Lancia sacra, complesso di Hofburg, Vienna. Secondo la tradizione, con questa lancia il soldato romano Longino trapassò il costato di Gesù sulla croce

Fu così che il mercato delle reliquie divenne sempre più complesso, considerato che esisteva anche una vera e propria classifica del loro valore: le più pregiate, ovviamente, erano quelle legate alla vita di Cristo, agli apostoli e ai santi più venerati. Inoltre, corpi interi, teste, braccia, tibie e organi vitali, avevano un'importanza maggiore rispetto ad altri tipi di resti, e il loro valore veniva incrementato dalla relativa antichità.
I sacerdoti acquistavano le reliquie per consacrare gli altari o per riempire reliquiari appositamente realizzati. Interessati erano però anche i laici, i quali le acquistavano per tenerle in casa, portarle nella borsa o appenderle al collo: si pensava che le reliquie avessero il potere di mettere in contatto con la divinità e, a molte di esse, erano attribuiti poteri addirittura miracolosi. 

"Miracolo della Croce in Campo San Lio", di Giovanni Niccolò Mansueti

La crescita della domanda incentivò il commercio e, conseguentemente, le truffe. Per evitare ciò, le reliquie venivano messe alla prova: se non operavano un miracolo, erano da considerare false. Inoltre, dovevano essere accettate dalla chiesa: in caso contrario, la loro venerazione avrebbe implicato come punizione il Purgatorio. Chiaramente questo non fermò la diffusione di reliquie a dir poco improbabili, come il prepuzio di Cristo, il cordone ombelicale della Vergine e una piuma dello Spirito Santo (conservata a Oviedo), le monete per le quali si vendette Giuda e un sospiro di San Giuseppe.
Questi oggetti non potevano che essere fonti di polemiche: Guiberdo di Nogent, uno scettico monaco benedettino, che visse tra XII e XIII secolo, sostenne l'impossibilità dell'esistenza di un dente di Cristo conservato a Saint-Medard, perché la resurrezione del suo corpo era un dogma di fede; inoltre, lo stesso monaco segnalò l'esistenza di due teste di Giovanni Battista, una a Saint-Jean-d'Angély e l'altra a Costantinopoli. In realtà ve n'erano anche di più. Così come tante altre le reliquie duplicate o falsificate. Insomma, il mercato del falso, così come oggi, era già fiorente anche nel medioevo.

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