Il supplizio dell'aquila di sangue: mito o realtà?

Il condannato veniva legato e fatto stendere col volto verso il terreno; il boia, con l'ausilio di un lungo e affilato coltello, lo scrasamax, affondava la lama profondamente nelle carni della schiena, incidendole fino all'altezza del costato, fino a disegnare un'aquila con le ali distese. A questo punto, con un'ascia, si spaccavano una a una le costole nel punto in cui si attaccano alla colonna vertebrale; dopodiché venivano tirate, insieme alla pelle, verso l'esterno in modo da formare due ali. Si dice che a questo punto del supplizio, il condannato fosse ancora vivo. Per terminare l'esecuzione in modo atroce, i polmoni venivano estratti e posti sulle ali, mentre sulle carni vive veniva gettato il sale.

Questo che vi abbiamo appena descritto, è il terribile supplizio dell'aquila di sangue che si dice sia stato praticato dai vichinghi. Ma c'è un fondo di verità in quella che, se fosse vera, risulterebbe essere una delle pratiche capitali più atroci mai concepite dall'uomo?

La stele di Stora Hammar illustra il supplizio dell'aquila di sangue

Quello che sappiamo del supplizio lo possiamo trovare in due casi di letteratura norrena e in una serie di riferimenti che sono stati collegati a questa pratica barbarica. Vittime di questo metodo di esecuzione sono menzionate nella poesia scaldica e nelle saghe norrene, e si ritiene che anche il Re Ælle II di Northumbria, Halfdán figlio del Re Haraldr Hárfagri di Norvegia, Re Edmondo, Re Maelgualai di Munster, e forse l'arcivescovo Ælfheah abbiano subito questa tortura. Due elementi importanti da notare è che, se la pratica è stata effettivamente usata, è stata inflitta a membri della nobiltà vichinga; l'altro elemento importante di valutazione è che tutti i riferimenti all'aquila di sangue, descritta soltanto come un'incisione sulla pelle, risalgono ad un secolo e mezzo di distanza dagli avvenimenti a cui si riferiscono, e cioè quando la Scandinavia era stata ormai ampiamente cristianizzata.

Re Ælle mentre assiste all'esecuzione di Ragnar, avvelenato dai serpenti

I due elementi sopra descritti ci dicono che questo supplizio appare raramente negli scritti norreni e che il tempo passato è comunque notevole rispetto ai fatti accaduti. Inoltre le fonti sulla morte dei personaggi poco fa elencati, sono spesso contraddittorie fra loro: la morte di Halfdàn, citata nella Orkneyinga saga (“Saga degli uomini delle Orcadi”) e nella saga Heimskringla, entrambe scritte circa 3 secoli dopo l’evento, sembra essere stata un sacrificio ad Odino avvenuto tramite colpi di lancia; il re di Munster fu ucciso probabilmente a colpi d’ascia o lapidato; anche re Ælle sembra aver avuto una morte meno crudele, come vendetta per aver ucciso Ragnar, che era un eroe nazionale.
Infine, per completare il quadro delle informazioni in nostro possesso, abbiamo le conclusioni a cui sono giunti gli studiosi del settore. Lo storico Ronald Hutton, professore presso l'Università di Bristol, che nel suo libro "The Pagan Religions of the Ancient British Isles" sostenne che: "Il rito rappresenta l'uccisione di un guerriero sconfitto, nella quale si separavano le costole dalla schiena ed si estraevano i polmoni, è stato dimostrato che probabilmente è un mito cristiano derivante dall'incomprensione di alcuni versi antichi."
Roberta Frank, autrice della ricerca “Viking Atrocity and Skaldic Verse: The Rite of the Blood-Eagle“, afferma che la procedura dell’aquila vichinga è frutto della fantasia interpretativa degli storici del XIX secolo e dell’errata trascrizione di alcuni eventi o pratiche in uso secoli prima della redazione delle uniche fonti scritte che citano questo metodo di esecuzione. Secondo la Frank, le varie versioni dell’esecuzione di Re Ælla si sono fatte via via sempre più brutali con il passare dei secoli: il Saxo Grammaticus sembra suggerire una profonda incisione a forma di aquila sulla schiena del sovrano catturato, la Orkneyinga saga un sacrificio a Odino che prevedeva l’estrazione delle costole e dei polmoni, mentre il Ragnarssona þáttr (“Storia del figli di Ragnar”) combina tutti i particolari più cruenti allo scopo di rendere l’episodio ancora più drammatico agli occhi del lettore.

Una pagina di poemi scaldici in antico norreno

L'unico documento rimastoci che risulta essere più affidabile si trova in una raccolta di poemi scaldici risalenti al 1035. In tale raccolta è possibile leggere il seguente passaggio: "Ok Ellu bak, at lét hinn’s sat, Ívarr, ara, Iorvik, skorit", la cui traduzione letterale è "E Ivarr, che stava a York, ebbe la schiena di Ælla incisa con/da un’aquila"

Particolare del supplizio

Secondo alcuni ricercatori, è la prova del fatto che tale supplizio sia stato usato come metodo di esecuzione; per altri invece si tratta invece di un chiaro riferimento al corpo di Ælla sbranato dagli uccelli rapaci opportunisti che fanno la loro apparizione al termine di uno scontro sanguinoso, ipotesi che avrebbe senso, in quanto Ivar il Senz’ossa, mandante dell’esecuzione di re Ælla, giunse in Northumbria nell’ 866 a capo della Grande Armata Danese che seminò panico e morte in Inghilterra per oltre una decina d’anni.
Ad ogni modo, anche se tale pratica fosse stata davvero impiegata, è molto probabile che re Ælla sia stato l'unico a sperimentarla, dato che per tutti gli altri condannati è possibile smentire l'impiego di tale supplizio abbastanza agevolmente.

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