Proposte di lettura: la voglia dei cazzi e altri fabliaux medievali
“Quando ho deciso di pubblicare alcuni di questi testi, ho pensato a questo titolo anche perché rispecchiava la capacità medievale di divertirsi nel dire certe parole. Di poterle usarle, le parolacce, senza freni. E mi sono chiesto se anche noi siamo così disinvolti…”.
Alessandro Barbero
La letteratura francese del XIII secolo ci ha lasciato circa centocinquanta poemetti in rima baciata, generalmente di ottonari, lunghi poche centinaia di versi, e di contenuto per lo più erotico, se non francamente osceno, chiamati fabliaux (tradotti con l'italiano "favolello"), la cui fortuna critica è andata regolarmente crescendo nel corso degli ultimi decenni. Alessandro Barbero ha raccolto e tradotto venti di questi brani e ha pubblicato questo libro dal titolo provocatorio, che mette la società attuale di fronte alla sua propulsione autocensoria, che rende determinati termini quasi dei tabù.
In particolare, il fabliaux che dà il nome al libro, narra la vicenda di una moglie insoddisfatta sessualmente, che sogna di recarsi al mercato per acquistare dei peni finti, coi quali poter appagare la propria voglia di piacere. Questi versi ci raccontano un’epoca differente da quella che siamo abituati a immaginare. La donna non vive in un mondo chiuso, unicamente dedita al marito, solitaria nel proprio focolare ed estranea alle pulsioni sessuali. Ecco i versi:
“Per trenta soldi ne prendevi uno buono
e per venti uno bello e ben fatto.
E c’erano anche cazzi per la povera gente:
era possibile procurarsene uno piccolo
per dieci soldi, e per nove e per otto
Si vendeva al dettaglio e all’ingrosso:
i migliori erano i più grossi
i più cari e i meglio conservati”.
Finché la donna ne sceglie uno, ma il venditore tira sul prezzo: “Non è mica un cazzo da niente, è fabbricato in Lorena!”.
“Per trenta soldi ne prendevi uno buono
e per venti uno bello e ben fatto.
E c’erano anche cazzi per la povera gente:
era possibile procurarsene uno piccolo
per dieci soldi, e per nove e per otto
Si vendeva al dettaglio e all’ingrosso:
i migliori erano i più grossi
i più cari e i meglio conservati”.
Finché la donna ne sceglie uno, ma il venditore tira sul prezzo: “Non è mica un cazzo da niente, è fabbricato in Lorena!”.
Come si può vedere, si tratta di una materia che nelle mani di uno storico del calibro di Alessandro Barbero - docente di storia medievale all'Università del Piemonte Orientale, grande divulgatore, che con la sua ironia e arguzia è in grado di intrattenere spiegando in modo chiaro, divertente ed interessante - si è trasformata in un volume modernissimo, ricco di trovate sorprendenti e valenza letteraria. I racconti riportati, tutti assolutamente inediti, si muovono all’interno di un immaginario erotico quanto mai attuale e moderno. Le invenzioni letterarie, un vero fuoco d’artificio, concedono divertimento e disincanto. Una scoperta per tutti coloro che non conoscono questo lato giocoso e godereccio del Medioevo, solitamente dipinto come epoca oscura e lontana da ogni idea di piacere e voluttà.
Per comprendere cosa il professore voglia comunicare, vi lasciamo uno stralcio del testo di introduzione alla raccolta: “la fortuna critica dei fabliaux è andata regolarmente crescendo nel corso degli ultimi decenni. Il Medioevo francese ci ha lasciato circa centocinquanta di questi poemetti in rima baciata, generalmente di ottonari, lunghi poche centinaia di versi, e di contenuto per lo più erotico, se non francamente osceno. La scommessa che il curatore di questo volume (…) ha proposto all’amico direttore della collana, e di cui un editore coraggioso ha accettato di farsi complice, è di fingere che nell’epoca in cui viviamo né le parole, né le cose facciano più paura, nemmeno nei titoli. Ma sarà poi davvero così?”.
Nel caso in cui la recensione vi avesse incuriosito, trovate il libro, pronto per l'acquisto, a questo link.
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