Great battles of Historie medievali: la battaglia sull'Elster
Quella combattuta sull'Elster, chiamata anche di Hohenmölsen, fu la terza e ultima battaglia tra il re salico Enrico IV di Germania e l'anti-re Rodolfo di Rheinfelden, disputatasi il 14 ottobre 1080 vicino a Hohenmölsen sul fiume Elster Bianco, nel contesto della grande rivolta dei Sassoni.
Fiume Elster, teatro della battaglia |
Le forze contrapposte si erano scontrate per la prima volta nella battaglia di Mellrichstadt il 7 agosto 1078 e di nuovo in quella di Flarchheim il 27 gennaio 1080. Entrambi gli scontri erano rimasti senza veri vincitori.
A questo punto, Enrico marciò attraverso la Turingia cercando di unire le sue forze provenienti dalla Germania meridionale e occidentale, con quelle del duca Vratislao II di Boemia e del margravio Egberto II di Meissen. Per la riuscita del piano, Enrico dovette eludere gli alleati sassoni di Rodolfo: attirò con successo i Sassoni fingendo di voler andare verso Goslar, mentre lui, con il suo esercito principale, si avvicinò a Erfurt verso est, lungo il confine meridionale della Sassonia, saccheggiando la città e proseguendo per Naumburg, sperando di incontrarsi con l'altra metà delle sue forze sui fiumi Saale o Elster. Rodolfo realizzò presto il suo errore e inseguì
Enrico, intercettando le forze imperiali sulla riva occidentale
dell'Elster vicino a Hohenmölsen.
Rodolfo decise quindi di attaccare prima che arrivassero i rinforzi di
Enrico. La battaglia iniziò con i cavalieri di entrambi gli eserciti che
si scambiarono insulti. Inizialmente il re fu protetto dall'attacco dell'esercito
di Rodolfo grazie al terreno paludoso. Lì vicino c'era il ponte
sull'Elster che portava verso la città di Zeitz.
Il ponte era tenuto probabilmente dai cittadini di Zeitz, alleati con
Rodolfo. Per unirsi con le sue altre forze, Enrico avrebbe dovuto
attaccare e occupare il ponte o costruirne un altro. L'anti re voleva impedire la fuga di Enrico, ma il lungo inseguimento
aveva indebolito la sua cavalleria e quindi Rodolfo ordinò ai cavalieri con i
cavalli stanchi di smontare e rafforzare la fanteria. Il comandante
sassone Ottone di Nordheim
guidò queste forze in un assalto diretto attraverso la zona paludosa di
Gruna. Nel frattempo, i restanti cavalieri di Rodolfo tentarono di
girare attorno alla palude. Mentre le due cavallerie
combattevano alla periferia della palude, Ottone fu in grado di farsi
strada con la forza e fece irruzione nel campo di imperiale,
mantenendo il controllo dei suoi uomini e impedendo loro di saccheggiare il
campo. Gli uomini di Ottone quindi attaccarono l'esercito di Enrico, il
quale era impegnato ancora a fronteggiare l'altra parte dello schieramento di Rodolfo. L'esercito del re andò allo sbaraglio. Molti dei suoi guerrieri
affogarono nel fiume. Enrico stesso fu in grado di fuggire verso sud, solo grazie all'arrivo delle forze boeme.
Sebbene l'evento si fosse rivelato una sconfitta militare per Enrico, Rodolfo fu ferito a morte, quando uno dei cavalieri avversari gli tagliò la mano destra e lo colpì al ventre con la spada. Il giorno dopo Rodolfo morì per le ferite riportate e il suo corpo fu sepolto nella cattedrale di Merseburg, dove è ancora conservata la mano tagliata. Senza Rodolfo, la ribellione perse slancio. Enrico conquistò e demolì le restanti fortezze delle truppe nemiche. Poi affermò che la perdita della Schwurhand di Rodolfo era un giudizio di Dio, indebolendo ulteriormente il sostegno della ribellione del principe.
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