La setta degli Assassini
L'Islam sciita è composto da una serie di correnti, di cui una delle più importanti è quella degli Ismailiti. Una delle sette di questa corrente è quella dei Nizariti, che in passato sono stati conosciuti come la setta degli Assassini.
Il simbolo dei Nizariti, un leone stilizzato |
Questa setta nacque nell'XI secolo, quando un gruppo di ismailiti persiani, chiamati per l'appunto Nizariti, si riunì intorno alla figura carismatica di Ḥasan-i Ṣabbāḥ, uomo religioso persiano. Come mai vennero chiamati "Assassini"? Due sono le ipotesi sul tavolo: da una parte, nel Milione di Marco Polo, di cui abbiamo parlato in un nostro articolo passato che potete trovare a questo link, li definiva come consumatori di hashish, rifacendosi al sostantivo arabo al-Hashīshiyyūn; dall'altro lato invece, il termine sembra derivare da "seguaci (o guardie) di Hasan". Sembrerebbe che quest'ultima sia l'interpretazione più corretta: Hasan infatti era un musulmano austero, che certamente non avrebbe permesso l'uso di sostanze stupefacenti in sua presenza né, tantomeno, durante una missione. Il suo zelo è dimostrato anche da alcuni racconti curiosi, che vedono il Gran Maestro degli Assassini mandare a morte due dei suoi figli, uno dei quali per essersi ubriacato. La parola italiana "assassino" deriverebbe dalla pratica in uso di questa setta di ricorrere, per l'affermazione della loro politica, a omicidi politici mirati, in particolare contro sunniti, selgiuchidi e ayyubidi.
Ḥasan-i Ṣabbāḥ, fondatore della setta |
Dal 1094, a seguito di una guerra di successione come imam del Cairo, la setta di Hasan divenne egemone nel territorio. I Turchi selgiuchidi, che regnavano sull'Iran, l'Iraq e parte della Siria, costituivano tuttavia una minaccia costante per la setta, che affrontarono con diverse campagne militari ma senza grandi successi. Per reazione, Ḥasan aprì una campagna di esecuzioni mirate contro capi politici e militari. Durante la Terza crociata, nel 1176, membri della setta degli Assassini cercarono di assassinare anche Saladino, all'assedio di Aleppo.
Ḥasan-i Ṣabbāḥ morì ad Alamūt nel 1124. Tutti coloro che gli succedettero continuarono in modo intermittente la lotta contro i Selgiuchidi con altri omicidi (o assassinii), tra cui quello del califfo abbaside al-Mustarshid nel 1135, e poco dopo di suo figlio nel 1136. Fra il 1162 ed il 1210 la setta si allontanò sempre di più dai dettami religiosi islamici, arrivando anche all'abrogazione del divieto di bere vino e dell'obbligo del digiuno; ma nel 1210 Hasan III pose fine a questa eresia restaurando la legge islamica.
Le rovine del castello di Alamut, roccaforte della setta degli Assassini |
Il declino della setta degli assassini arrivò con l'invasione dell'armata mongola nel 1255: il castello di Alamut venne assediato e distrutto, tanto che perfino la sua preziosa biblioteca fu persa e molti iniziati furono massacrati. Poco si sa della storia di questi Nizariti, seguaci di Hasan, nel periodo che seguì le distruzioni e i massacri mongoli. Ciò che restava della comunità si disperse in gruppi isolati e tentò di sopravvivere quasi mimetizzandosi, sotto la costante minaccia di persecuzione da parte dei musulmani ortodossi.
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