La condizione della donna nel Medioevo

miniatura francese, 1380
La donna nel Medioevo non gode di un'immagine propriamente positiva, anzi viene dipinta come intimamente cattiva, soggiogata dal proprio sesso e per questo strettamente legata al peccato; in altre parole un essere fisicamente debole e moralmente fragile che va protetto, sia da sè stesso che dagli altri. Ovviamente, per "protezione" intendiamo la più completa sottomissione all'uomo. Questa immagine così poco edificante della donna è determinata da coloro che, in questo periodo, detengono il monopolio del sapere, ovvero gli uomini di chiesa. Sono i chierici che trasmettono le conoscenze e che stabiliscono cosa pensare delle donne e come trattarle.
Le uniche figure femminili che fuggono da questo stereotipo e che godono almeno di una parziale immagine positiva, sono le vergini, le vedove e le donne sposate. Questo perché, attraverso la castità, riescono ad avere la meglio sui propri istinti sessuali: le vergini rinunciano completamente attraverso una scelta consapevole; le vedove vi rinunciano dopo la morte del consorte; le donne sposate limitano la propria sessualità esclusivamente alla procreazione. Sta di fatto che questo tipo di classificazione stabilisce tre livelli di perfezione a cui la donna deve ambire ed è per questo che esse verranno "etichettate" proprio in base alla castità.

miniatura raffigurante un uomo che malmena la moglie,
Zurigo, Zentralbibliothek
Abbiamo accennato precedentemente qualcosa sul fatto che la donna andasse, in un certo senso, protetta, proprio per il suo essere debole ed instabile. Ebbene, il compito di custode dell'anima e dell'essere femminile spetta evidentemente all'uomo, sia esso laico o chierico, il quale si divide questo annoso compito con Dio. Quando parliamo di protezione ci riferiamo chiaramente a tutto ciò che si deve fare per educare la donna ai buoni costumi e, di conseguenza, alla salvezza della propria anima. Questa protezione si ripercuote su ogni aspetto della vita quotidiana femminile, dall'abbigliamento al modo di cibarsi, dall'uso della parola alla gestualità.
La donna truccata e che veste in maniera curata predilige l'esteriorità del proprio corpo all'interiorità dell'anima; il vino ed i cibi caldi vanno evitati perché possono eccitarla; i gesti vanno controllati per non attirare l'attenzione, ad esempio, si deve sorridere senza mai mostrare i denti, si deve piangere senza fare rumore, non agitare le mani, e tutta un'infinita serie di limitazioni al comportamento della donna che non staremo qui ad elencare.
Christine de Pizan in una miniatura del
Xv secolo
La limitazione più grande comunque a cui è sottoposta la donna nel Medioevo è quella sulla parola. Secondo i predicatori dell'epoca, esse mentono con troppa faciltà, sono lamentose, si scambiano maldicenze, litigano e parlano invano. Per evidenziare questi difetti, talvolta, si raccontava che Gesù, dopo la resurrezione, sarebbe apparso alla Maddalena perchè sapeva che ella, in quanto donna, avrebbe subito diffuso la notizia. Ovviamente anche il rapporto con la parola scritta non è visto di buon occhio; meglio se le donne non sappiano nè leggere che scrivere.

La mancata libertà di parola per la donna deriva soprattutto da San Paolo, il quale, in due suoi passi, le proibisce di insegnare e si parlare nelle assemblee. Infatti le donne non governano, non insegnano, non predicano e non entrano nei tribunali; insomma gli sono preclusi tutti quegli ambiti in cui la parola gioca il ruolo principale. Le parole del potere, del giudizio e del sapere sono esclusivamente appannaggio degli uomini. Bisogna però sottolineare che alcune donne, tra il XII ed il XV secolo, cercheranno di far sentire forte la loro voce, nonostante la forte ostilità manifestata dall'universo maschile.

Traendo delle conclusioni, possiamo affermare che il modello femminile imposto in quest'epoca, si basa su alcuni princìpi cardine, ossia la castità, l'umiltà, il silenzio e la "protezione", fondamenti che hanno caratterizzato la figura della donna anche nei secoli a venire.

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