Oggi ritorniamo ad occuparci del Giappone feudale durante il periodo Heian (qui trovate la
Prima parte). Per spiegare l'origine elitaria dei samurai dobbiamo tornare fino all'inizio, quando certe famiglie acquisirono un eccellente reputazione nelle arti marziali. È solo nel X secolo che si osserva la nascita delle "
Casate di Guerrieri Samurai". La formazione di queste unità, basate sul possesso della terra piuttosto che sul patronato, fu lo sviluppo sociale più rilevante di questi anni. Di solito una simile unità era basata su un nucleo familiare centrale spesso legato all'aristocrazia, ma in alcuni casi esisteva una parentela effettiva della
Casa Imperiale. Queste "Casate di Guerrieri" o "Clan", prosperavano meglio nelle zone più lontane dalla capitale, dove erano in grado di svilupparsi a spese dei rivali con la minaccia costante degli
emishi. Questi fattori di sviluppo si possono già riscontrare nella rivolta di
Taira Masakado nel 935 d.C.. Un annale del XII secolo, il
Konjaku Monogatari, riporta un resoconto della rivolta e fornisce alcune tracce circa l'idea di un'élite di samurai e la sua importanza.
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Due pagine del: "Konjaku Monogatari" |
Una caratteristica dell'élite Samurai era la tendenza ad una certa esclusività di classe, la cui appartenenza era ritenuto un privilegio universalmente riconosciuto. La lotta per la proprietà è di importanza capitale in tutta la storia Samurai; spesso le terre venivano acquisite con guerre aperte, ma come, di sovente, è capitato il territorio veniva assegnato insieme ad alte cariche dallo stato stesso, ed i conflitti che si venivano a creare per essere insigniti di tali cariche, potevano essere aspri fino a tramutarsi in vere e proprie campagne militari per l'acquisizione del territorio. La rivolta di
Taira Masakado si verificò perché gli fu rifiutata l'importante carica di
Kebiishi (al Clan
Taira), una carica che gli conferiva il potere di arrestare e punire i criminali. Un ordine dato dal
kebiishi veniva eseguito con i pieni poteri delle autorità imperiali e molte casate di guerrieri si fecero una reputazione, inviando le teste dei criminali a Kyoto e ricevendo come ricompensa il governatorato delle province. Divenire un governatore di una provincia significava, per un Samurai, trasformarsi in un piccolo principe, godere di una buona parte dei prodotti delle terre sotto la sua responsabilità, ragion per cui il
kebiishi era una posizione molto ambita.
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Il kebiishi raffigurato nel dipinto "La storia del grande ministro Ban", XII secolo circa. |
La serie di eventi nella storia Samurai fu il processo mediante il quale questi guerrieri, proprietari terrieri ed appartenenti ad un'élite, si evolsero dalla loro condizione di servi degli Imperatori, di soppressori di ribelli e Barbari, per divenire di fatto la classe governante del Giappone, riducendo così l'Imperatore ad una figura prettamente simbolica, soggetto alla dittatura militare. Questa rivoluzione ebbe luogo nella seconda metà del XII secolo e fu una diretta conseguenza della guerra civile tra due clan, quello dei
Minamoto e dei
Taira, chiamata
Guerra Gempei. Risulta molto importante rilevare che, nelle prime battaglie fra Samurai durante la
Guerra Gempei, è presente una terza forza, ovvero contingenti di monaci-guerrieri: gli
Sohei. I monaci erano infatti guerrieri formidabili, anche se assolutamente inaffidabili come alleati, dato che il loro scopo primario era difendere gli interessi del tempio al quale appartenevano. I samurai temevano i monaci, ma fronteggiarli voleva dire ottenere grossi meriti. La prima battaglia tra
Taira e i
Minamoto a cui presero parte anche i monaci, fu la
Prima Battaglia di Uji, nel 1180.
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Dipinto rappresentante la Guerra Gempei in alcune battaglie |
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