Gli sviluppi del torneo in Inghilterra e in Europa tra il 1200 e il 1300
Oggi vi offriamo un approfondimento dei tornei cavallereschi che si diffusero in Inghilterra e in Europa tra il 1200 e 1300.
Nel 1194 il re inglese Riccardo I, contravvenendo alla proibizione ecclesiastica, autorizzò i tornei in Inghilterra. Il sovrano inglese indicò 5 aree in cui questi potessero avere luogo, vietò la partecipazione agli stranieri e richiese il versamento di una tassa. In questo modo Riccardo I riuscì a portare i tornei sotto il proprio controllo. Il suo esempio non fu seguito nell'Europa continentale ma, ormai, alla fine del XII secolo i tornei erano tanto diffusi che la loro proibizione pareva destinata a essere superata. Nel 1281 Papa Martino IV ritirò finalmente la proibizione ecclesiastica e il torneo si sviluppò ulteriormente.
Sotto il pontificato di Clemente VI furono organizzati dei tornei anche alla corte papale di Avignone. Grazie all'abolizione del veto da parte della Chiesa, anche i re poterono iscriversi come partecipanti ai tornei. Contemporaneamente si avvertì l'esigenza di fissare delle regole rigide per lo svolgimento degli stessi. L'elaborazione di appositi "Statuta de armis" rispose a tali esigenze. In Inghilterra gli statuti furono promulgati dal re e tra le altre cose, limitavano a tre il numero di scudieri che ciascun cavaliere poteva portare con sé, e proibivano agli spettatori di assistere armati ai tornei. L'infrazione delle regole comportava disonore, perdita delle armi, del cavallo e la prigione fino a 3 anni. Le armi dovevano essere spuntate: venne introdotto un tipo di lancia appositamente concepito per il torneo, priva di punta e con una coroncina di ferro all'estremità che impediva la perforazione dell'armatura. Queste armi erano definite "à plaisance", distinte da quelle da guerra dette "à outrance". Le varie fasi dell'organizzazione e dello svolgimento di un torneo furono regolamentate in modo sempre più preciso, assumendo un carattere di vera e propria liturgia. La sfida veniva lanciata dagli araldi con ampio anticipo rispetto allo svolgimento del torneo. Questo si svolgeva sul territorio degli sfidanti (ténants). I cavalieri che accettavano la sfida (vénants), facevano il loro ingresso nella città che ospitava il torneo con un corteo organizzato secondo un preciso cerimoniale.
L'usanza di far svolgere i tornei in spazi delimitati, ad esempio le piazze del mercato delle città, andò sempre più affermandosi. Tale tendenza fu favorita dal crescente coinvolgimento delle autorità nei tornei, considerati un prezioso strumento per acquisire fama e consensi.
In Inghilterra conobbe grande sviluppo e furono proprio i tornei a celebrare le grandi vittorie ottenute da Edoardo III e da suo figlio, il Principe Nero, contro i francesi. Con tipica dimostrazione di cortesia cavalleresca, i tornei erano organizzati in onore dei nobili prigionieri degli inglesi. Particolarmente sfarzosi furono quelli tenuti al cospetto del re di Francia, Giovanni il buono, prigioniero in Inghilterra.
Il torneo si fece meno sanguinoso grazie all'aumento dei regolamenti, alla progressiva ritualizzazione di alcune sue fasi e al crescente controllo politico. Partecipare a un evento del genere era sempre pericoloso, ma i tornei "à outrance", nei quali si faceva uso di armi da guerra, divennero sempre più rari. Questi si svolgevano soprattutto in aree di confine, ad esempio tra Inghilterra e Scozia, comunque sempre tra due fazioni divise da profondi contrasti. Nel corso del XIII secolo prese piede una forma di torneo ulteriormente attenuata, detta "béhourd (bagordo in italiano)". Il "bagordo", particolarmente diffuso in Italia, si combatteva con armi concepite in modo da non infliggere ferite pericolose; le armature pesanti erano proibite e venivano ammesse solo delle protezioni in cuoio bollito.
Il torneo corrispose sempre più agli ideali cavallereschi della letteratura del tempo: i cavalieri accentuarono il carattere esclusivo del torneo, come qualcosa di riservato esclusivamente solo a loro. Gli ideali di amore cortese resero la donna protagonista del torneo: i cavalieri si battevano per la propria dama per riceverne il premio agognato. Molti di essi indossavano sull'armatura un foulard o una striscia di tessuto della veste della donna, come segno di amore e protezione. I partecipanti al torneo entravano nel recinto accompagnati dalle dame, che li conducevano impugnando delle catene dorate. La simbologia dell'amore cortese divenne prevalente e fu tra i motivi principali dell'affermazione della giostra.
Nel 1194 il re inglese Riccardo I, contravvenendo alla proibizione ecclesiastica, autorizzò i tornei in Inghilterra. Il sovrano inglese indicò 5 aree in cui questi potessero avere luogo, vietò la partecipazione agli stranieri e richiese il versamento di una tassa. In questo modo Riccardo I riuscì a portare i tornei sotto il proprio controllo. Il suo esempio non fu seguito nell'Europa continentale ma, ormai, alla fine del XII secolo i tornei erano tanto diffusi che la loro proibizione pareva destinata a essere superata. Nel 1281 Papa Martino IV ritirò finalmente la proibizione ecclesiastica e il torneo si sviluppò ulteriormente.
Manoscritto medievale contenente una scena di un torneo |
Sotto il pontificato di Clemente VI furono organizzati dei tornei anche alla corte papale di Avignone. Grazie all'abolizione del veto da parte della Chiesa, anche i re poterono iscriversi come partecipanti ai tornei. Contemporaneamente si avvertì l'esigenza di fissare delle regole rigide per lo svolgimento degli stessi. L'elaborazione di appositi "Statuta de armis" rispose a tali esigenze. In Inghilterra gli statuti furono promulgati dal re e tra le altre cose, limitavano a tre il numero di scudieri che ciascun cavaliere poteva portare con sé, e proibivano agli spettatori di assistere armati ai tornei. L'infrazione delle regole comportava disonore, perdita delle armi, del cavallo e la prigione fino a 3 anni. Le armi dovevano essere spuntate: venne introdotto un tipo di lancia appositamente concepito per il torneo, priva di punta e con una coroncina di ferro all'estremità che impediva la perforazione dell'armatura. Queste armi erano definite "à plaisance", distinte da quelle da guerra dette "à outrance". Le varie fasi dell'organizzazione e dello svolgimento di un torneo furono regolamentate in modo sempre più preciso, assumendo un carattere di vera e propria liturgia. La sfida veniva lanciata dagli araldi con ampio anticipo rispetto allo svolgimento del torneo. Questo si svolgeva sul territorio degli sfidanti (ténants). I cavalieri che accettavano la sfida (vénants), facevano il loro ingresso nella città che ospitava il torneo con un corteo organizzato secondo un preciso cerimoniale.
L'usanza di far svolgere i tornei in spazi delimitati, ad esempio le piazze del mercato delle città, andò sempre più affermandosi. Tale tendenza fu favorita dal crescente coinvolgimento delle autorità nei tornei, considerati un prezioso strumento per acquisire fama e consensi.
Punta di lancia da torneo conservata in una teca del 1500 |
In Inghilterra conobbe grande sviluppo e furono proprio i tornei a celebrare le grandi vittorie ottenute da Edoardo III e da suo figlio, il Principe Nero, contro i francesi. Con tipica dimostrazione di cortesia cavalleresca, i tornei erano organizzati in onore dei nobili prigionieri degli inglesi. Particolarmente sfarzosi furono quelli tenuti al cospetto del re di Francia, Giovanni il buono, prigioniero in Inghilterra.
Il torneo si fece meno sanguinoso grazie all'aumento dei regolamenti, alla progressiva ritualizzazione di alcune sue fasi e al crescente controllo politico. Partecipare a un evento del genere era sempre pericoloso, ma i tornei "à outrance", nei quali si faceva uso di armi da guerra, divennero sempre più rari. Questi si svolgevano soprattutto in aree di confine, ad esempio tra Inghilterra e Scozia, comunque sempre tra due fazioni divise da profondi contrasti. Nel corso del XIII secolo prese piede una forma di torneo ulteriormente attenuata, detta "béhourd (bagordo in italiano)". Il "bagordo", particolarmente diffuso in Italia, si combatteva con armi concepite in modo da non infliggere ferite pericolose; le armature pesanti erano proibite e venivano ammesse solo delle protezioni in cuoio bollito.
Il torneo corrispose sempre più agli ideali cavallereschi della letteratura del tempo: i cavalieri accentuarono il carattere esclusivo del torneo, come qualcosa di riservato esclusivamente solo a loro. Gli ideali di amore cortese resero la donna protagonista del torneo: i cavalieri si battevano per la propria dama per riceverne il premio agognato. Molti di essi indossavano sull'armatura un foulard o una striscia di tessuto della veste della donna, come segno di amore e protezione. I partecipanti al torneo entravano nel recinto accompagnati dalle dame, che li conducevano impugnando delle catene dorate. La simbologia dell'amore cortese divenne prevalente e fu tra i motivi principali dell'affermazione della giostra.
Ricostruzione di un torneo nella consueta grande melee. Evento di: Battle of Nation, Ucraina |
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