Angioini ed
Aragonesi sono state due dinastie che hanno fatto di
Napoli una capitale europea dell'arte: soprattutto grazie agli
Angioini, oggi possiamo ammirare gran parte delle grandi chiese nel tessuto del centro antico della città partenopea. Anche il Duomo della città venne costruito dalla dinastia angioina: infatti nel 1313, re
Roberto d'Angiò inaugurò la maestosa cattedrale gotica. Se oggi ci incamminiamo per la navata centrale di questa superba costruzione, potremo notare pochi elementi medievali, tutti quanti arricchiti o rivestiti da decorazioni risalenti al periodo del barocco napoletano; ma arrivati al termine della navata centrale, recandovi nel transetto alla vostra destra, troverete in fondo un autentico capolavoro del medioevo, riuscito a sopravvivere alle avversità del tempo ed alle evoluzioni dei gusti artistici: la cappella
Capece Minutolo.
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Vista della cappella col monumento funebre a Enrico Minutolo |
Inizialmente questa era una cappella appartenente ad un'altra chiesa, preesistente al duomo attuale: la chiesa di Santa Stefania; questa cappella all'epoca era dedicata a San Pietro, ma già alcuni documenti risalenti al 1301 ci dicono che erano presenti dei monumenti sepolcrali appartenenti ai Minutolo, famiglia di alti prelati che frequentavano la corte angioina e che diedero alcuni arcivescovi alla città di Napoli, quali Filippo ed Enrico Minutolo. Quest'ultimo, nel 1402, fece mettere una targa in marmo su cui, con una scritta in latino, dichiarava che la cappella era stata consacrata alla famiglia Capece Minuolo.
L'interno è caratterizzato da un gotico che mostra già dei primi influssi moderni, che si rilevano soprattutto nei colori accesi dei monumenti funebri presenti; il tetto è formato da volte a crociera dai costoloni finemente decorati.
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Vista del soffitto dal fondo della cappella |
La tribuna sul fondo della cappella venne fatta costruire da Filippo Minutolo fra il 1387 ed il 1412 per ospitare il suo monumento funerario che, oltre ad essere molto aggraziato nelle forme, è un vero trionfo di decorazioni e colori. Il sepolcro di Enrico Minutolo, sulla parete frontale della tribuna, è caratterizzato da figure prese in prestito dall'arte bizantina ed è conosciuto in campo letterario grazie al fatto che è citato tra le avventure di Andreuccio da Perugia, quindi nella quinta novella della seconda giornata del Decameron di Giovanni Boccaccio, il quale la scrisse dopo un lungo soggiorno a Napoli.
Le tante figure allegoriche, la presenza di scene della natività, fanno del sepolcro una grande opera artistica da apprezzare per le tonalità dei colori utilizzati. Notevoli sono anche gli affreschi presenti in cappella, che risentono tantissimo dell'influsso di Giotto, molto attivo in città in epoca angioina.
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Particolare del monumento di Filippo Minutolo con gli affreschi a lato |
Un particolare del sarcofago, infine, ci permette di apprezzare la bellezza estetica del monumento funebre in tutto il suo splendore.
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Sarcofago di Enrico Minutolo |
Nella parete di sinistra invece, vi è il sarcofago di Orso Minutolo, arcivescovo di Salerno, databile al 1330 circa, mentre dal lato opposto c'è quello di Filippo Minutolo. Il pavimento ha influssi bizantini molto forti, grazie agli elementi marmorei incastonati in volute di mosaico.
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Pavimento della cappella |
Gli affreschi presenti alle pareti descrivono scene di vita dei cavalieri della famiglia Minutolo, intervallati saltuariamente da scene di vita dei santi. Molto interessante è un particolare frammento di affresco che mostra un cavaliere in preghiera fra due monaci.
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Membro della famiglia Minutolo che prega fra due monaci |
Le testimonianze pittoriche più antiche della cappella risalgono al periodo 1285 - 1290 e sono di
Montano d'Arezzo; gli affreschi che maggiormente sono leggibili, sono collocati lungo la parete sinistra, mentre in quella di destra, che risulta essere la più deteriorata dell'ambiente, le scene del registro superiore di entrambe le campate sono quasi del tutto scomparse: rimangono, infatti, superstiti solo pochi frammenti di una scena attribuita a
San Pietro che guarisce un infermo nella prima campata, e della composizione del Martirio di
san Filippo nella seconda. Non mancano infine scene della passione di Cristo nei pressi dei monumenti funebri.
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Cristo porta la croce verso il Calvario |
Infine è degno di nota il trittico di
Paolo di Giovanni Fei, usato per le funzioni religiose da
Enrico Minutolo e che ha anticipato l'impostazione che
Masaccio avrebbe dato poco dopo alla crocefissione da lui dipinta, ed oggi conservata presso il vicino museo di Capodimonte.
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Trittico di Paolo di Giovanni Fei |
La cappella dei Capece Minutolo è una delle grandi testimonianze del fermento artistico della Napoli medievale, una tappa importante di un itinerario a tema, per comprendere come questa città abbia dato il suo contributo alla storia dell'arte di quel periodo.
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