La servitù della gleba

Molte sono state le eredità dell'epoca romana che hanno trovato largo uso nel medioevo, ed una di queste fu proprio la servitù della gleba. Ma in cosa consisteva questa pratica? 

Servi della gleba arano il grano

Per capirlo dobbiamo prima parlare dell'antefatto che ha portato alla figura del servo della gleba. Nel III secolo dopo Cristo, l'espansione imperiale romana si fermò: l'Impero romano, a quel punto, si dimostrò incapace da un lato di realizzare uno sviluppo economico della produzione agricola non dipendente dalle conquiste e dallo sfruttamento degli schiavi, e dall'altro di ovviare all'aumento dei costi della spesa pubblica (per pagare, in particolare, l'esercito e la burocrazia) con un sistema fiscale più efficiente che oppressivo. Inoltre, le guerre civili e le scorrerie barbariche che cominciarono a imperversare dal III secolo, iniziarono a devastare anche le regioni più fertili. Il risultato fu che le campagne cominciarono a spopolarsi (fenomeno degli agri deserti), anche perché i piccoli proprietari terrieri, che già non se la passavano bene, dovevano affrontare da una parte i costi dovuti al mantenimento di interi eserciti che transitavano sui loro territori, dall'altra un peso fiscale diventato sempre più intollerabile.

I grandi proprietari terrieri a questo punto, per non ricorrere più ai costosi schiavi, pensarono di assegnare le terre ai contadini con un rapporto di affitto e non più di schiavitù. Questo nuovo tipo di rapporto padrone - coltivatore prese il nome di colonato. I coloni erano, quindi, affittuari alle dipendenze del padrone, tenuti a pagare al proprietario del fondo agricolo canoni in natura e prestazioni personali, dette corvée, in cambio della possibilità di trattenere una parte del raccolto per sfamare la propria famiglia.

Mosaico illustrante dei coloni romani

Questo sistema sarà così efficiente da legare padrone e contadino fino alla fine del medioevo: né schiavo né uomo libero, bensì una via di mezzo fra i due modi di essere, il servo della gleba, per l'appunto. "Gleba" è un termine latino che indica la zolla di terra, e gran parte dei prodotti della terra rappresentavano l'affitto che i contadini dovevano dare al signore locale, che in cambio offriva loro protezione dalle scorrerie e dalle varie aggressioni che potevano avvenire sul territorio sotto il controllo del nobile in questione. Oltre alla corvée sui prodotti della terra, altre tipologie di "pagamento" potevano essere: il turno di guardia, il trasporto di materiali, l'alloggiamento dei guerrieri e quello del signore, la trasmissione di messaggi. Invece, se il terreno concesso dal re apparteneva ad un prelato, il servo della gleba doveva pagare una decima.

I servi della gleba erano tali per nascita, e non potevano (lecitamente) sottrarsi a tale condizione senza il consenso del padrone del terreno. Nel Medioevo, in occasione dei lavori per dissodare nuove terre, spesso il proprietario dava a chi si sobbarcava l'onere di trasferirsi nelle nuove aree, particolari libertà (franchigie) e privilegi: da cui il nome "Villafranca" dato a tante località.

I servizi a cui i servi della gleba erano obbligati, contrariamente a quanto accadeva nella schiavitù, non avevano un carattere generico, ma erano precisamente definiti. A differenza degli schiavi, giuridicamente i servi della gleba non erano "cose" ma persone, con qualche diritto: proprietà privata (limitata ai beni mobili), possibilità di sposarsi e di avere figli ai quali lasciare un'eredità. Il feudatario non aveva potestà sulla vita del servo della gleba, che però poteva essere venduto insieme alla terra, su cui aveva l'obbligo di restare. Intaccare questo principio fu una delle forme per sgretolare la servitù della gleba. Perciò non poteva neanche esserne cacciato. Dai doveri rurali, in molte zone d'Europa, ci si poteva sottrarre anche col trasferimento in città, come avvenne in Italia con la formazione dei liberi comuni (lasciare la campagna era illegale, ma i liberi comuni proteggevano i propri cittadini da ritorsioni del signore feudale): in Germania c'era il detto "Stadtluft macht frei", ossia "l'aria della città rende liberi".

Una delle prime città in Europa ad abolire la servitù della gleba sarà Bologna (ce ne siamo occupati in questo articolo): il 3 giugno 1257 il vescovo della città riscattò i 5.855 servi sottomessi a signori laici, mentre i servi sottomessi a signori ecclesiastici furono liberati senza oneri. In ricordo di quegli eventi la città mise nel suo stemma la parola "libertas".

Lo stemma della città di Bologna


Nei secoli, la servitù della gleba si trasformò in altri istituti agrari come, ad esempio, la
mezzadria. Se da un lato si attenuarono i vincoli relativi alle persone, rimasero forti i vincoli che imponevano gli interventi dei proprietari sulla conduzione delle attività agricole.

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