I bizzarri processi contro gli animali
La storia dei processi agli animali affonda le radici nel Basso Medioevo, e vide una serie di “fiere”
esser giudicate, in alcuni casi giustiziate, in base alle leggi degli
uomini. Dal XIII secolo fino al XVIII si registrarono diversi casi di
animali portati in aula.
Tutti i tipi di creature, dagli animali
da fattoria agli insetti, si trovarono al cospetto di giudici e giurie
di persone umane, interrogati rispetto a specifici accadimenti.
Nonostante possa sembrare assolutamente incredibile, le “prove animali”
furono ritenute attendibili da diversi sistemi legislativi nazionali
sino a circa la fine del XVIII secolo.
Illustrazione dal “Chambers Book of Days” raffigurante una scrofa e suoi maialini sotto processo per l’omicidio di un bambino |
La prima testimonianza di un animale a processo è l’esecuzione di un maiale nel 1266
a Fontenay-aux-Roses, in Francia. Gli animali imputati venivano fatti
presentare nei tribunali religiosi oppure di fronte ad una corte laica,
con accuse che andavano dall’omicidio volontario ai danni.
Ai
processi partecipavano come testimoni anche gli esseri umani. Gli
animali venivano forniti di regolare avvocato d’ufficio nei tribunali
religiosi, mentre in quelli laici non godevano di questo privilegio
(come i pari imputati umani che non potevano permettersi l’avvocato).
L’animale poteva essere condannato o assolto, e la pena era sovente l’esilio o la morte.
Alcuni animali, nonostante non fossero in grado di difendersi,
riuscirono comunque a vincere la propria libertà mediante un legale
processo. Nel 1750 una femmina d’asino fu assolta dalle accuse di
bestialità a causa delle testimonianze degli uomini, che ne acclamarono
le virtù e la sua generale buona condotta.
Illustrazione da Heidelberger Sachsenspiegel, di inizio XIV secolo, che mostra l’esecuzione di alcuni animali per l’atto di “non assistenza” |
Gli animali messi sotto processo erano quasi sempre addomesticati (il
più delle volte maiali, ma anche tori, cavalli e mucche) o parassiti
quali ratti e cimici. Le creature che erano sospettate di esser complici
di atti “bestiali” subivano la condanna, che poteva essere il rogo o la decapitazione, anche se in pochi furono davvero giustiziati.
Secondo Johannis Gross nel suo “Kurze Basler Chronik“,
del 1624, nel 1474 un gallo venne messo sotto processo per “un crimine
odioso contro la natura” per la posa di un uovo. Tutto il paese si
interessò al caso, e il gallo accusato di esser stato generato da Satana
e contenente un Basilisco.
I licantropi finiti a processo furono innumerevoli durante la storia e furono numerosi i condannati di licantropia,
in particolar modo nel XVI secolo in Francia. Ovviamente l’accusato era
un essere umano, ma il suo essere sospettato di “licantropia” lo faceva
assurgere a un imputato animale.
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