Le vette dell'arte medievale: il palazzo della Ragione

Come abbiamo accennato nel nostro articolo sulla Padova Urbs Picta, riprendiamo la nostra rassegna nel dettaglio dei grandi capolavori patavini. Oggi è il turno del palazzo della Ragione, antica sede dei tribunali cittadini che per molto tempo ha ospitato la sala pensile più grande del mondo.

Il salone del palazzo

Il palazzo si trova tra piazza della Frutta a nord e piazza delle Erbe a sud, sedi dell'importante mercato che si svolge fin dai tempi remoti. Nonostante le apparenze, l'antico edificio è a pianta leggermente trapezoidale, in quanto fu costruito lungo i canali d'acqua che attraversavano quell'area e che non erano perpendicolari tra loro; assomiglia a un'enorme nave capovolta e poggia su 90 piloni, disposti in quattro ordini. Le facciate principali sono quelle che danno sulle piazze e al piano superiore presentano un'ampia loggia, mentre al piano inferiore si trova una bassa loggetta veneziana che sporge dal resto dell'edificio e copre buona parte della preesistente loggia formata da alti e ampi archi.

Facciata del palazzo

Il piano superiore è occupato da quella che è stata la più grande sala pensile del mondo, detta "Salone", che misura circa 80 metri per 27 e ha un'altezza di quasi 40 metri, con soffitto ligneo a carena di nave. Vi si accede mediante quattro scalinate che hanno inizio in corrispondenza degli angoli del palazzo e che prendono il nome dalle attività tenute in passato in quelle quattro zone del mercato: le scale degli uccelli e del vino sul lato di piazza delle Erbe, e quelle della frutta e dei ferri lavorati dalla parte di piazza della Frutta. Come ideale congiunzione alla sua primitiva funzione, sul lato a est è fisicamente collegato all'attuale sede municipale attraverso la porta che dà su un passaggio, sotto al quale si trova il Volto della Corda. È stato invece da lungo tempo eliminato il passaggio sul lato opposto conducente al Palazzo delle Debite, che era sede del carcere per i debitori insolventi.
Persi gli affreschi di Giotto dopo un incendio nel XV secolo, il salone venne decorato da un grandioso ciclo di affreschi a soggetto astrologico sulla traccia di quelli preesistenti, che erano basati sugli studi di Pietro d'Abano, seguace di Averroè, e furono realizzati tra il 1425 e il 1440 da Niccolò Miretto e Stefano da Ferrara.

Particolare degli affreschi

Gli affreschi si svolgono nelle "tre fasce superiori" delle quattro pareti su oltre 200 metri lineari (il punto di partenza è l'angolo sud-est, parete su piazza delle Erbe, dove si trova il segno dell'Ariete, corrispondente all'equinozio di primavera). Il tema astrologico è diviso in dodici comparti corrispondenti ai mesi, articolati ciascuno in tre fasce di nove ripiani. Ogni comparto comprende le raffigurazioni di un apostolo, dell'allegoria del mese, del segno zodiacale, del pianeta, delle occupazioni tipiche, dei mestieri, delle costellazioni. Nella "fascia inferiore" compaiono le quattro virtù cardinali, le tre virtù teologali, i santi protettori di Padova e i dottori della Chiesa.
Nella sala è conservato un gigantesco cavallo ligneo, copia rinascimentale di quello del monumento al Gattamelata di Donatello, regalato al comune dalla famiglia Emo Capodilista, insieme ad una copia del pendolo di Foucault, formato da un filo lungo 20 metri fissato alla volta del Salone, con appesa una sfera in acciaio e alluminio del peso di 13 kg.

Il pendolo di Foucault col cavallo sullo sfondo

Tutti questi elementi fanno del palazzo della Ragione un autentico apice del mondo medievale.

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